la Repubblica, 26 luglio 2017
Trovata la tomba del «principe» di Pompei
POMPEI Era il manager degli spettacoli dei gladiatori a Pompei, uno degli uomini più in vista della città romana. Si chiamava Gneo Alleo Nigidio Maio, era considerato il “principe” della colonia, fu lui che, in occasione della dedica di un grande edificio termale, offrì ai suoi concittadini un grandioso spettacolo nell’anfiteatro, coperto per l’occasione da un grosso telone, il velario, con caccia di fiere, giochi atletici e spargimento di profumi.
Ora la sua tomba è stata scoperta fuori Porta Stabia, nel corso dei lavori per la ristrutturazione dell’edificio di San Paolino: manca la certezza matematica, perché l’iscrizione funeraria in marmo di 4 metri, la più lunga epigrafe finora ritrovata a Pompei con ben sette registri narrativi, pur non recando il nome del defunto, ne riporta in maniera dettagliata le tappe fondamentali della vita (acquisizione della toga virile, nozze) e la descrizione delle attività munifiche che egli svolse offrendo banchetti pubblici, donando soldi, organizzando giochi gladiatori e combattimenti con belve feroci. Un puzzle che si ricompone dopo 150 anni, proprio perché nel costruire l’edificio di San Paolino, a metà dell’Ottocento, i Borbone si imbatterono nella serie di tombe che sorgeva fuori Porta Stabia, una delle sette che si aprivano nella cinta muraria. E “decapitarono” una di queste, portando via però uno splendida decorazione su lastre di marmo nella quale sono raffigurate scene di combattimento tra gladiatori.
Un reperto conservato nei depositi del Museo archeologico nazionale di Napoli, spesso esposto in mostre, nel quale su tre fasce sono raffigurate scene di processioni, gladiatori che combattono tra loro o che si scontrano con tori, cinghiali, scontri tra animali, le venationes, tra gli spettacoli più amati dal pubblico. E che si ricollega alla lunga lapide che il direttore della Soprintendenza Pompei, Massimo Osanna, illustra questa mattina.
Nell’anfiteatro di Pompei, datato al 70 avanti Cristo, il più antico tra quelli interamente conservati, potevano trovare posto 20mila spettatori. I cittadini entravano gratuitamente esibendo una tessera, i potenti e i politici locali offrivano periodicamente gli spettacoli. E Alleo Nigidio fu certamente uno dei pompeiani più in vista: “Evviva Maio, principe della colonia” si leggeva su un’iscrizione dipinta letta nell’Ottocento.
La scoperta del monumento funerario è resa ancora più significativa del ritrovamento a Porta Stabia delle tracce ben leggibili del passaggio di una carovana al di sopra dello strato di oltre due metri di lapillo che copriva questa porzione della città antica, da porsi in relazione con il rinvenimento avvenuto precedentemente e poco lontano, di alcuni scheletri a una quota più alta rispetto ai piani di frequentazione romani. Un gruppo di fuggiaschi che nella mattinata del 25 agosto del 79 dopo Cristo cercò di lasciare la città e di raggiungere Stabiae.
La conferma che la città sepolta continuano a riservare sorprese. Per questo il direttore Osanna ha avviato un nuovo programma di scavi, coinvolgendo università e istituti di ricerca da tutto il mondo. Obiettivo: ampliare la conoscenza di Pompei. I lavori di adeguamento delle case demaniali di San Paolino sono costati 1,5 milioni di euro e rientrano nel cantiere numero 39 del Grande progetto Pompei da 105 milioni di euro. E per portare avanti gli scavi che a sorpresa hanno gettato luce su un pezzo di storia della città, Osanna ha impiegato 200mila euro di fondi ordinari della Soprintendenza.