la Repubblica, 26 luglio 2017
L’amaca
Si accettano con mesto sollievo, e soprattutto per buona educazione, le scuse dell’onorevole Prestipino (Pd) a proposito della terrificante corbelleria che le è sfuggita sulla “razza italiana in estinzione”. Allo stesso modo si accettano le scuse di tutti gli esponenti politici autori di analoghe rudezze o scemenze sfuggite alla loro digitazione frenetica, e subito dopo rimangiate con un “ops!” sempre comunque successivo ai rimbrotti e alle pernacchie che li sommergono.
Però ci scusino a loro volta, Prestipino per prima, se ci chiediamo che libri hanno letto e quali luoghi frequentato, di quali temperie politiche e dibattiti ideali essi sono il frutto, visto l’impressionante deficit culturale del quale, essendo nuova classe dirigente, così spesso danno prova. Non si pretende che citino Kierkegaard, ma in un lavoro fatto fondamentalmente di parole, come la politica, dovrebbe essere richiesto un minimo livello di acculturazione. Noi rischiamo di diventare vecchi tromboni che scuotono la testa tra i loro scaffali polverosi; loro rischiano di restare giovani sprovveduti – anzi nemmeno più tanto giovani – che parlano di “razza italiana” senza poter neanche citare, come pezza d’appoggio, la ricca pubblicistica fascista in materia.