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 2017  luglio 26 Mercoledì calendario

Cessate il fuoco e voto in primavera. L’accordo di pace libico di Macron

PARIGI Assomiglia più a una tregua che a un vero e proprio trattato di pace, ma nella «road map» del presidente francese Emmanuel Macron il documento firmato ieri nel castello di La Celle Saint-Cloud, alle porte di Parigi, dai due principali leader della guerra civile in Libia condurrà dritto alle prime elezioni democratiche, preferibilmente già nella prossima primavera. Le strette di mano possono essere illusorie, quella di Oslo insegna, ma per il neo presidente della Repubblica francese aver riunito attorno allo stesso tavolo il primo ministro del governo di unità nazionale di Tripoli, Fayez Al Sarraj (legittimato dall’Onu), e il generale Khalifa Haftar (comandante dell’esercito che controlla l’est del paese), e averli convinti a firmare una dichiarazione congiunta che impegna le due fazioni al cessate il fuoco e alla ricerca di una soluzione politica del conflitto, è già un successo indiscutibile dopo sei anni di sangue e caos in Libia.
Testimoni il nuovo inviato Onu in Libia, Ghassan Salamé, e il ministro francese degli Affari Esteri, Jean-Yves Le Drian, che a fine giugno in un’intervista a Le Monde aveva spiegato come la questione fosse la priorità di Macron, il patto si è concluso sulla promessa dei due antagonisti di coinvolgere tutti i libici nel processo di riconciliazione: «Oggi la pace può vincere e voi diventerete il simbolo dell’unione nazionale» li ha blanditi il presidente francese, salutando il «coraggio storico» dimostrato dai contendenti, finalmente aperti a qualche compromesso.
Catapultato così in prima fila sulla scena delle trattative, Macron ha centrato l’obiettivo e raccoglie il trofeo per la sua mediazione, ma non dimentica (o finge di non sottovalutare) il lavoro di squadra che ha permesso di arrivare fin lì: «Voglio ringraziare in particolare l’Italia e il mio amico Paolo Gentiloni, che si è molto impegnato – ha aggiunto, certamente informato dei malumori che serpeggiano oltralpe per il protagonismo di Parigi —. Ieri il ministro Le Drian era a Roma e non esistono divergenze tra la posizione italiana e la posizione francese. Lavoriamo in comune anche con l’Unione europea».
Il vertice al castello, un ex monastero già appartenuto alla marchesa di Pompadour, e attualmente proprietà del ministero degli Esteri, potrebbe diventare il punto di svolta nella vicenda libica se i due firmatari manterranno davvero l’impegno di astenersi «da ogni ricorso alla forza armata per tutto ciò che non riguardi esclusivamente la lotta al terrorismo e di lavorare per l’organizzazione di elezioni presidenziali e parlamentari non appena possibile a partire dal 25 luglio 2017, in cooperazione con le istituzioni coinvolte e con il sostegno e sotto la supervisione delle Nazioni Unite». Ma ha raccolto scarsa attenzione popolare in una Francia molto più concentrata sulla riforma del Codice del lavoro, il contrastato «jobs act» di Macron, e sui tagli autunnali di 5 euro al mese negli aiuti per la casa ai nuclei familiari più modesti: in qualche telegiornale la notizia del gol nordafricano del presidente precedeva soltanto l’annuncio dell’uscita, oggi, nei cinematografi dell’atteso film di fantascienza di Luc Besson, «Valérian e la città dei mille pianeti».