Corriere della Sera, 26 luglio 2017
Onorevoli pensioni. Il 96% rischia i tagli
Il ricalcolo dei vitalizi parlamentari con il metodo contributivo comporterebbe un taglio medio del 40% degli assegni pensionistici degli ex deputati e senatori. Il dato è stato fornito dal presidente dell’Inps un anno fa alla commissione Affari costituzionali, dove Tito Boeri fu appunto chiamato in audizione per dare una valutazione sui disegni di legge in materia di riforma dei vitalizi, tra i quali quello presentato da Matteo Richetti.
Boeri riuscì a fornire questo dato dopo un lungo braccio di ferro ingaggiato fin dal 2015 con lo stesso Parlamento. Una delle prime iniziative del presidente dell’Inps fu infatti quella di chiedere ai presidenti di Camera e Senato di conoscere le regole pensionistiche applicate a deputati e senatori e i contributi versati dagli stessi. Ci vollero nove mesi, spiega Boeri, per ottenere queste informazioni, fino a quel momento riservate. Ovviamente i dati furono forniti non abbinati ai nomi dei percettori dei vitalizi. Nemmeno la commissione presieduta da Andrea Mazziotti (Civici e innovatori), particolarmente attivo su questo fronte, è riuscita a ottenere le storie personali (cioè con i nomi) contributive. Gli uffici amministrativi hanno opposto l’argomento della tutela della privacy.
Con i dati su quanti deputati e senatori hanno versato anno per anno, l’importo dei contributi stessi e quello dei vitalizi erogati, l’Inps è riuscita però a costruire una fotografia abbastanza dettagliata dei privilegi che i parlamentari si sono da sempre assegnati, grazie al principio costituzionale dell’autodichia in virtù del quale Camera e Senato hanno assoluta autonomia nel regolamentare le questioni interne (autodichia che, secondo diversi costituzionalisti, potrebbe rendere incostituzionale la stessa riforma Richetti). Boeri spiega che dal 1965 a oggi la spesa per i vitalizi «è stata sempre più alta dei contributi» e che anche «i correttivi apportati più di recente alla normativa, pur avendo fermato quella che sembrava una inarrestabile crescita della spesa, non sono in grado di evitare forti disavanzi anche nei prossimi dieci anni».
Oggi ci sono circa 2.600 vitalizi in pagamento per un costo di circa 193 milioni di euro all’anno, secondo la relazione. Cioè circa 74 mila euro all’anno a testa, reversibilità compresa. Si tratta però di una «sottostima», avverte Boeri, che non tiene conto di «eventuali anni di servizio presso il Parlamento europeo o i Consigli regionali. Inoltre non sono compresi gli assegni di fine mandato». Se non si cambiano le regole «la spesa per i vitalizi è destinata ad eccedere anche nel prossimo decennio di circa 150 milioni l’anno i contributi versati da deputati e senatori». Applicando invece, all’intera carriera, il ricalcolo col metodo contributivo in vigore per tutti i lavoratori dal 1996 in poi, «la spesa per vitalizi si ridurrebbe del 40%, scendendo a 118 milioni (circa 45 mila euro a testa, ndr ), con un risparmio, dunque, di circa 76 milioni di euro all’anno».
A subire tagli variabili (il 40% è infatti una media) sarebbero circa il 96% dei vitalizi, mentre per 117 ex parlamentari «con lunghe carriere contributive il ricalcolo potrebbe comportare un aumento del vitalizio». Il contributivo infatti si basa sul principio di pensioni commisurate ai versamenti effettuati durante tutta la vita lavorativa.
Anche ieri Boeri è intervenuto sul tema dei vitalizi per replicare alle osservazioni della commissione Bilancio della Camera sui costi che dovrebbe sopportare l’Inps per la eventuale gestione del ricalcolo: «Data l’esiguità del numero di trattamenti, l’Inps potrebbe assicurarne la gestione ad un prezzo anche simbolico, tipo un centesimo per vitalizio». Come dire: niente alibi.