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 2017  luglio 26 Mercoledì calendario

Io, Ginevra e l’oscuro

Al compimento dei diciotto anni, Ginevra Nuti ha espresso la volontà di diventare tutrice unica del babbo Francesco, che fu attore e regista comico di abbagliante successo nella coda del secolo scorso. Un Troisi minore, ma neanche poi tanto. In un film del 1985, «Tutta colpa del Paradiso», interpretava un ex galeotto che, dopo essere riuscito a rintracciare il figlio dato in adozione, gli nascondeva la sua identità come estremo gesto d’amore e, quasi a mo’ di ricompensa, incontrava nei boschi il rarissimo stambecco bianco.
Uno dei pensieri reconditi di ogni genitore è che un giorno i figli finiranno per prendersi cura di loro. In fondo procreare è anche una polizza contro la solitudine. Poi non funziona sempre così. Ma con le figlie di più. Quante donne di mezza età si sono sostituite allo Stato sociale, sdoppiandosi tra il ruolo di madre e quello di badante dei propri avi. Sono talmente tante che il loro sacrificio silenzioso non fa più notizia. Ne fa ancora invece quello di una adolescente che decide di accudire a tempo pieno il padre disabile, perché certe forme di dedizione assoluta sembrano innaturali a quell’età. La vita ha spolpato Nuti di tutto. Del successo, della ricchezza e della salute, riducendolo su una sedia a rotelle senza nemmeno la possibilità di usare i suoi ferri del mestiere: le parole. Gli sono rimasti gli occhi e una bambina, nel frattempo diventata maggiorenne, che oggi dichiara a Chi come quegli occhi sempre sorridenti siano il loro strumento di comunicazione. Mescolando la finzione alla vita, ci piace immaginare che continuino a vedere lo stambecco bianco.