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 2017  luglio 24 Lunedì calendario

Il re degli abissi dà lezione di respiro

Controllare cuore e polmoni fino a toccare i record di immersioni in apnea, scendere fino a 120 metri prima, e poi anche a 150 nel silenzio degli abissi. Mike Maric, nato a Milano da genitori croati, ha iniziato a farlo da giovanissimo, grazie all’incontro con il mentore delle profondità, Umberto Pellizzari. In breve è diventato, tra il 2004 e il 2006, tre volte di fila campione italiano e due volte, in due categorie diverse di immersione, numero uno mondiale dell’apnea. Poi improvvisamente un crac nel cuore e nella testa. Il mare strappa via il respiro e la vita del suo più caro amico nonché compagno di immersioni. 
«Ho visto il dolore negli occhi dei suoi genitori e mi sono detto che per nulla al mondo avrei permesso che i miei cari provassero una tale angoscia. Per lo più per uno sport che non è nemmeno disciplina olimpica, non regala notorietà, tanto meno guadagni. E poi era troppo il dolore del ricordo di Filippo. Ho detto basta». 
Così negli ultimi 10 anni Mike ha trovato il modo di mettere al servizio della vita la sua passione per qualcosa che era diventato, nel suo cuore, sinonimo di morte. «Oltre alla passione per le immersioni ho sempre coltivato la passione per lo studio, in ambito medico. Oggi lavoro su due fronti. Sono professore a contratto in diversi corsi alla Facoltà di Medicina dello Sport di Pavia, e sono uno dei 4 o 5 specialisti al mondo esperti in riconoscimento di vittime di incidenti di ogni tipo». 
Salvo poi decretare tutto il suo amore per la vita nelle forme più varie nuotando tra delfini, squali balena, tartarughe giganti: «La vita, il controllo del nostro tempo, il superare i nostri limiti in sicurezza è il mondo migliore per esorcizzare la morte. In fondo anche il mio lavoro in ambito forense non è altro che ricostruire l’identità, restituire la memoria in vita di chi se ne è andato tragicamente». Un uomo che trova il punto di incontro tra i contrasti Mike Maric, che riesce attraverso la sua «scuola di respiro» a trasformare in energia positiva l’ansia di una gara di tanti atleti che lavorano con lui, come il campione di scherma Paolo Pizzo, la karateka Sara Cardin, in passato anche Federica Pellegrini. Ma pure eliminare lo stress dalla vita e dal lavoro di manager, studenti: «Anche pazienti oncologici che devono trovare nella volontà, nella forza della testa, nuove energie per il cammino della riabilitazione e della guarigione. Persino ragazzini piccoli per i quali i genitori mi chiedono aiuto perché già da giovanissimi oggi siamo divorati dallo stress». 
Lezione numero uno allora del prof del respiro: «Quale che sia la posta in palio, una medaglia, o un bilancio da chiudere, sono tre i fattori determinanti per farcela, più di ogni altro tipo di allenamento: la testa, il respiro, l’alimentazione. Essere padroni del respiro, lo dimostrano studi scientifici, ha effetti positivi su tutto il sistema parasimpatico quindi elimina le tensione dai muscoli, e influenza anche i neuroni. Diventare padroni della testa significa sapere che cosa possiamo fare del nostro tempo, senza alcuna ansia da prestazione. Gli atleti lo sanno bene, quando ti sembra che la stanchezza abbia il sopravvento, magari in una difficile scalata ciclistica, nel momento dell’affondo finale in un duello di scherma, in una maratona, è la testa che ti fa andare a trovare le energie residue, che ci sono, se non si ha paura di mettersi in gioco fino e oltre il proprio limite». 
Garantisce Mike che ciò che vale per i grandi sportivi vale ancor di più nella vita di tutti i giorni. Ecco la sua ricetta per cominciare la dieta del respiro: «Si inizia da soli tre minuti al giorno, per la prima settimana, prima di colazione, ancora a letto. Inspira lentamente, di pancia, allargando bene ma senza forzare tutto il diaframma, poi espira, il più a lungo che puoi. Svuota la mente, ripetiti soltanto: «Sono qui, ora, con me stesso». Per gli atleti questa è una tecnica per dominare l’emotività, abbassare il battito cardiaco, subito prima del via di una gara o in un momento cruciale di una sfida. Piano piano passiamo dal ripetere questi tre minuti di respiro fino a tre volte al giorno, sempre prima dei pasti. Saranno i nove minuti al giorno a pieni polmoni». Associamo poi, a quei tre minuti un ancoraggio mentale, un pensiero di rinforzo, come per esempio: “Sono pronto, sono sereno, sono carico”. Sono tecniche che usano anche i militari delle forze speciali quando si trovano in situazioni ad alto rischio». 
Nella vita di tutti i giorni, il nutrizionista del respiro rivela che con il suo metodo si battono ansia quotidiana e persino l’insonnia. «A letto, prima di dormire, spegni tv, tablet, tutto. Trova una posizione corretta e naturale di collo e schiena. Inspira profondamente, sempre dalla pancia, allargando bene il diaframma ma senza forzare, poi inspira in più fasi, cioè fai uscire l’aria piano e come se avessi una cannuccia, fermati un secondo, ricomincia a inspirare. Svuota i polmoni in due o tre fasi dunque. Poi ripeti dall’inizio, tre o quattro volte. Alla quinta, di solito, non serve arrivare».