la Repubblica, 25 luglio 2017
Vip, premi, pass, così a Pechino c’è stato il boom
Sei diventato Vip e non te n’eri accorto. Per fortuna ci ha pensato la app a ricordatelo: pensa a tutto lei, d’altronde. Scarichi l’applicazione, ti iscrivi, lasci un acconto e un documento d’identità: ed è fatta. Telefono, bici. Mezzo antico, tecnologie ipermoderne: la ruota, il GPS e il pagamento elettronico. È il bike sharing, bellezza: la bici che si guida con il cellulare. Dice dunque la app che dopo 259 chilometri e 900 metri in 5 mesi, 1 chilometro e 57 metri di media al giorno, ora sei diventato Vip e puoi premiarti, per esempio, con un pass di corse illimitate mensili. Dice anche che 259.9 chilometri sono 35.5 chili di ossido di carbonio strappato al traffico e 17mila e 557 calorie bruciate. E non avresti mai pensato che fosse così facile, no? Sempre la app ti mostra tutte le bici più vicine: ma a Pechino sono così tante che basta scendere in strada per adocchiarne una. Ti avvicini, apri l’applicazione, leggi il numero di “targa”, ricevi il codice per il lucchetto elettronico, e via. Le trovi ovunque, le lasci ovunque: il bello è quello. A volte anche il brutto. Agli angoli delle strade ne finiscono ammucchiate così tante che di notte passano gli addetti con i carrettini a portarsele via: e a rimetterle in sesto. La concorrenza è dura e i vari brand ormai si fanno la guerra non solo con premi, sconti, corse regalo, ma anche optional: le ultime arrivate sono le bici cromate oro, la presa Usb per ricaricare cellulari e altre delizie. È più che un boom: alla fine del 2017 saranno 20 milioni le bici in sharing in tutta la Cina. Vuol dire che quando andranno in disuso, in media ogni tre anni, bisognerà smaltire 300mila tonnellate di metallo – l’equivalente di 5 portaerei. Ma non dovevamo salvare l’ambiente? L’eterogenesi del bike sharing: sei diventato un inquinatore, e pure Vip – e non te n’eri accorto.