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 2017  luglio 25 Martedì calendario

Rai, treni e telefoni. Litigate e carriera di Flavio Cattaneo il risanatore

MILANO Vorrebbe passare alle cronache finanziarie, non per la sua super liquidazione, ma per essere stato il manager (anzi, «il professionista», come si definisce) con un suo record personale: le società che ha gestito non hanno mai avuto un bilancio in perdita e ogni trimestre è sempre stato migliore del precedente. Questo per spiegare che tutti quei soldi per soli 16 mesi in sella a Telecom, Flavio Cattaneo, il cavallo più bizzoso della finanza italiana, pensa di meritarseli tutti.
Se non fosse così sicuro di sé non avrebbe fatto così tanta strada: da Rho dove è nato cinquantaquattro anni fa, fino ai vertici delle principali società pubbliche e private. Una carriera – dopo la laurea in architettura e una master in finanza e direzione aziendale nel settore immobiliare – iniziata a Milano, esplosa poi a Roma. Nata all’ombra della politica, salvo poi prenderne le distanze in concomitanza con la crisi di rappresentanza dei partiti e con la sua ascesa personale. Uno dei suoi mentori è stato Ignazio La Russa, che lo individua come un “tecnico” da proporre in quota An. E lo propone per due caposaldi dell’economia meneghina: tra il ‘98 e il ‘99, Cattaneo diventa prima vicepresidente di Aem (ora A2a, leader tra le utility locali) e poi per la Fiera di Milano. Dove il suo nome si impone per la prima volta (e non solo per l’amicizia con Paolo Berlusconi e il capogruppo di Forza Italia Paolo Romani). In un momento negativo per le Borse, dopo lo scoppio della bolla Internet, riesce a quotare Fiera spa (a 6 euro, ora che il business è in crisi ne vale 1,5).
Nel 2003 il salto nella capitale, dove diventa direttore generale della Rai. Non dura molto e litiga con molti (artisti e politici), proprio come in Telecom: due anni, ma rimette in sesto i conti e ottiene l’utile più alto della storia del carrozzone tv. I nove anni successivi lo vedono ad di Terna, la società che gestisce la rete ad alta tensione, appena staccatasi da Enel: anche grazie a uno strumento che remunera le spese per chi investe in infrastrutture strategiche (pagato dalla bolletta degli italiani), sotto la sua gestione Terna garantisce ai suoi azionisti un ritorno fino al 300% dell’investimento.
Nove anni che gli valgono l’ingresso nei salotti finanziari e l’essere conosciuto non solo come marito di Sabrina Ferilli. Apprezzato da Mediobanca, che lo indica nel cda di Generali, si avvicina all’imprenditore romano Francesco Gaetano Caltagirone che lo indica presidente della sua immobiliare Domus. Luca Montezemolo e i suoi soci nella deficitaria avventura di Italo lo chiamano al capezzale: con politiche di prezzi aggressivi e una ristrutturazione che colpisce soprattutto i dirigenti (e una campagna contro Fs che accusa di boicottaggio nelle stazioni) l’anno scorso la società di gestione Ntv è arrivata al primo utile per 28 milioni.
E ora, dopo Telecom cosa farà? Non gli sarebbe spiaciuto provare a rilanciare Mediaset. L’essersi opposto ai francesi di Vivendi che volevano scalare il Biscione potrebbe essere una carta per convincere Berlusconi. Ma la situazione in quel di Cologno sarebbe troppo confusa per tentare la sfida.
Ai suoi collaboratori ha fatti sapere che ora vorrebbe fare l’imprenditore. Una sua piccola attività ce l’ha: si chiama Scf ed è attiva nel settore delle rinnovabili. In realtà, vorrebbe fare quello che pensa di fare meglio: cercare società con potenziale in crisi di risultati da ristrutturare e rilanciare. Progetto che avrebbe già proposto a Intesa. Ma potrebbe anche tornare ad avere un ruolo in Ntv, di cui ha il 2% del capitale: l’anno prossimo potrebbe quotarsi in Borsa e salire di quota. E candidarsi al suo rilancio definitivo.