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 2017  luglio 25 Martedì calendario

Intervista a Paolo Saccani, l’uomo dell’acqua: «Emergenza idrica creata dalla Regione. Ordinanza inutile»

ROMA «A Roma non ci sarebbe alcuna emergenza idrica, la città non correrebbe alcun rischio siccità». Invece, da venerdì, la Capitale rischia di dover fare i turni per usare l’acqua. Che significa rubinetti a secco fino a 8 ore al giorno in tutta la città, ospedali inclusi. Tutto per l’ordinanza della Regione Lazio che vieta all’Acea, la municipalizzata romana che gestisce la rete idrica cittadina, di approvvigionarsi nelle acque del lago di Bracciano dal 28 luglio, causa riduzione del livello delle sue acque scese, secondo il Cnr, di oltre un metro e mezzo. Continuare a prelevarne l’acqua, spiegano i tecnici, avrebbe un effetto negativo sull’ecosistema e sulla falda. Ma il presidente di Acea Ato2, l’ingegnere Paolo Saccani, dice che le cose non stanno proprio così e definisce l’ordinanza della Regione «un atto illegittimo, abnorme e sostanzialmente inutile rispetto all’obiettivo di tutela del lago».
Ingegnere, Acea non sta prosciugando il lago di Bracciano?
«È una falsità. Il prelievo da parte di Acea attualmente è inferiore ai 1.100 litri al secondo: noi siamo responsabili di un calo del livello delle acque solo di 1,54 millimetri al giorno, il resto, circa 8 millimetri, è dovuto all’evaporazione per il caldo e probabilmente anche ai moltissimi prelievi abusivi per pozzi privati. Con questa ordinanza la Regione dice di voler tutelare il lago ma il livello continuerà a scendere anche dopo aver bloccato le nostre captazioni con in più il risultato di aver lasciato centinaia di migliaia di persone senza acqua».
L’ordinanza fa riferimento al progetto del nuovo Acquedotto del Lago in cui si fissa un «livello idrometrico minimo concesso per le captazioni a 161,90 metri sopra il livello del mare» al di sotto del quale la Regione deve bloccare i prelievi. Ora il lago è 33 cm sotto lo zero idrometrico, corrispondente alla quota di 161,41 metri sopra il livello del mare. E i sindaci dei Comuni lacustri chiedono di non prenderne più l’acqua.
«I 161,90 metri sono un fraintendimento, non rappresentano affatto la quota al di sotto della quale la derivazione deve essere interrotta, di cui non c’è traccia nell’atto concessorio: quella è una cifra che consente una derivazione della portata massima di 8.500 litri al secondo, ben al di sopra di quella attuale di Acea».
Ma a Roma c’è un’emergenza idrica o no?
«Senza ordinanza non ci sarebbe, hanno disposto l’interruzione di una delle nostre principali fonti di approvvigionamento».
Non c’è un piano alternativo? Oggi vi incontrerete con Regione e Comune, troverete un accordo su un’altra soluzione?
«Non ci sono alternative: o viene ritirata l’ordinanza e continuiamo a prelevare l’acqua da Bracciano, o saremo costretti a partire con la turnazione o abbassamenti di pressione che riguarderanno circa 1.500.000 di romani. Se l’ordinanza resta al momento non possiamo fare altro che eseguirla, ma ci opporremo in tutte le sedi possibili per annullare questo atto».
Quando inizierà il razionamento?
«Lo stop fissato dall’ordinanza è alla mezzanotte di venerdì, poi avremo per due giorni i serbatoi ancora pieni. I primi effetti del divieto dei prelievi potrebbero esserci già da domenica sera e lunedì potrebbe cominciare la turnazione. Il peggio tuttavia sarà dalla fine di agosto al rientro dalle ferie».
Come spiegherete questo grande disagio ai romani?
«Stiamo preparando un piano di comunicazione molto dettagliato. È tutto molto delicato, ma bisogna spiegare il perché del verificarsi di una tale situazione».