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 2017  luglio 25 Martedì calendario

La difesa di Kushner: «Sono un novizio ma trasparente, nessuna trama russa». Il genero di Trump ascoltato al Senato Usa

WASHINGTON Jared Kushner lo ha fatto scrivere in neretto alla fine di un documento di 11 pagine: «Non ho concluso accordi segreti con alcun governo straniero, né conosco qualcuno che lo abbia fatto durante la campagna elettorale. Non ho avuto contatti inappropriati. Non ho fatto affidamento su fondi russi per finanziare le mie attività private. Ho sempre cercato di essere trasparente». Il consigliere e genero di Donald Trump si è presentato con questa nota davanti alla Commissione Intelligence del Senato. Ha risposto per circa tre ore alle domande, ma a porte chiuse. È riemerso verso l’ora di pranzo. Ha tenuto a distanza i giornalisti e un uomo che gli ha sventolato in faccia la bandiera della Russia. Infine è ricomparso alla Casa Bianca, dove ha rilasciato una breve dichiarazione, più politica: «Donald Trump ha vinto le elezioni perché aveva il messaggio migliore e perché ha condotto una campagna più brillante. Insinuare il contrario vuol dire insultare tutti quelli che hanno votato per lui». Il senso è chiaro: Trump non ha battuto Hillary Clinton grazie alle interferenze, ai cyber attack al partito democratico ordinati da Vladimir Putin. È lo stesso concetto che il presidente ripete durante la giornata, con i suoi tweet.
Jared si è auto raffigurato come «un novizio della politica», trascinato quasi controvoglia nella campagna elettorale. Il suo ruolo, però, è cresciuto rapidamente, tanto che, si legge nel testo, il suocero gli affidò il compito «di tenere i rapporti con i rappresentanti degli altri governi». Il marito di Ivanka chiese un consiglio anche a Henry Kissinger. In questo quadro si verificarono quattro incontri con «esponenti russi». Kushner liquida rapidamente il primo, con l’ambasciatore russo a Washington, Sergei Kislyak, nell’aprile 2016, in un hotel dove Trump pronunciò un discorso di politica estera. Il diplomatico russo era tra gli invitati: tutto qui. Kushner e Kislyak si videro ancora a dicembre, dopo le elezioni, nella Trump Tower, presente anche il generale Mike Flynn. Kislyak, racconta Kushner, voleva trovare il modo di scambiare informazioni sulla Siria.
L’altro polo della vicenda è il meeting del 9 giugno 2016, organizzato da Donald Trump jr, primogenito del presidente. Kushner sostiene che non sapeva di che cosa si sarebbe discusso. Ha visto solo ora le mail di Donald jr in cui esplicitamente si fa riferimento a notizie compromettenti su Hillary Clinton, promesse dall’avvocata russa Natalia Veselnitsakaya. «Arrivai un po’ in ritardo – scrive Kushner – non sapevo neanche chi ci fosse. Sentii che parlavano di adozioni di bambini russi. Mi resi conto che stavo perdendo tempo. Mandai un sms al mio assistente per dirgli di chiamarmi sul cellulare, in modo che potessi lasciare la stanza». Nessun materiale su Hillary, nessun seguito. Nulla di fatto anche nell’ultimo episodio, nel gennaio 2107, con il banchiere Sergey Gorkov, amico personale di Putin: «Parlammo venti-venticinque minuti in modo molto generale. Non discutemmo di sanzioni, né tantomeno delle mie attività economiche».
Oggi, la replica, ancora a porte chiuse, alla Camera. Poi vedremo quale sarà la reazione del Congresso.