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 2017  luglio 23 Domenica calendario

Da Fiera Milano all’impero dei telefoni. Una carriera da tagliatore di costi e teste

In tasca si sta per mettere una cifra pazzesca: tra i 30 e 40 milioni di euro. È la buonuscita record di Telecom Italia, con la quale Flavio Cattaneo registrerà sul suo conto corrente grosso modo quello che ha incassato in tutta la sua lunga vita di manager, diviso tra il recinto pubblico e il settore privato. L’architetto milanese, un passato alla Fiera di Milano e alla Rai, ma anche a Terna (gestore rete elettrica) e poi alla guida del treno Italo (Ntv), da venerdì prossimo non sarà più amministratore delegato del gigante delle tlc. 
Tra 24 ore è in programma il consiglio di amministrazione che ratificherà l’addio e, probabilmente, la designazione di un nuovo capo azienda. Le tensioni col principale azionista – il gruppo francese Vivendi che fa riferimento a Vincent Bollorè hanno fatto durare il matrimonio poco più di un anno. Tuttavia, a Cattaneo la rescissione consensuale (e anticipata) del «rapporto di lavoro» verrà addolcita, come accennato, dalla maxi liquidazione. Una cifra non lontana dal contestato superpremio concordato ad aprile 2016, quando l’ex direttore generale della tv di Stato si insediò nel cda Tim e ottenne la promessa di uno «special award» da 55 milioni. 
Misurato al tempo trascorso e pure ai risultati (che gioco forza non sono stati raggiunti), l’assegno di divorzio che Tim si appresta a staccare al marito della signora Sabrina Ferilli è in proporzione assai più ricco rispetto al premio pattuito 17 mesi fa. Una cifra (tra i 30 e i 40 milioni, appunto) che forse è superiore all’ammontare complessivo degli stipendi percepiti da Cattaneo durante la sua carriera. Nato nel 1963, il suo percorso professionale comincia prestissimo, negli anni 90, e in parte è condizionato da legami politici: considerato cerniera tra Lega e Forza Italia, dopo alcuni incarichi in enti pubblici (immobili) e aziende municipalizzate, compie il salto di qualità con la presidenza di Fiera di Milano (galassia Comunione e liberazione), trasformandola da carrozzone a player quotato sui listini di piazza Affari. Un’operazione che lo porta, nel 2002, a viale Mazzini (governo di Silvio Berlusconi) per governare mamma Rai. Nel centro destra vanta un eccellente rapporto, tra altri, con l’ex esponente di An, Ignazio La Russa. 
Il colpo di fortuna, sul piano squisitamente economico, arriva con la lunga esperienza in Terna, l’azienda pubblica che controlla la rete elettrica nazionale. In totale 9 anni (dal 2005 al 2014), durante i quali ha ricevuto la bellezza di oltre 23 milioni (picco nel 2013 con 3,8 milioni) tra buste paga e bonus. Un ruolo che lo ha tenuto lontano dai riflettori, ma comunque saldo nei gangli del potere finanziario del Paese. Di lì va alla Ntv fondata da Diego Della Valle e Luca Cordero di Montezemolo, chiamato dalle banche (creditrici e socie) per risanare i conti. Del resto, ha la fama di tagliatore, di costi e di lavoratori. Tant’è che dai sindacati è considerato uno tosto. Non mancano, nella cronaca, racconti di strappi e scontri, specie con la Cgil. Fatto sta che a forza di battere i pugni, al tavolo con le sigle, Cattaneo ha imparato a negoziare ottimi contratti di lavoro. I suoi.