il Fatto Quotidiano, 24 luglio 2017
Robin Friday, il migliore che abbiamo (mai) visto
Iniziò la sua carriera segnando una rete strepitosa a tempo scaduto, nonostante si reggesse a malapena in piedi perché nelle vene aveva più birra che sangue e la concluse pochi anni dopo defecando nella borsa del difensore avversario a cui aveva appena tirato un calcio in faccia per i troppi falli subiti ed essere stato espulso. Il 27 luglio avrebbe compiuto 65 anni e c’è da giurare che al pub di fronte allo storico Elm Park di Reading, contea del Berkshire a ovest di Londra, qualcuno alzerà i calici alla sua salute. E anche a Cardiff si ricorderanno di lui. Non ha mai giocato in First Division (oggi Premier League), non ha mai indossato la maglia di alcuna nazionale, la sua carriera è durata cinque anni eppure, come dal titolo di un documentario della Bbc, è lui The best player. O meglio, The best player you have never seen, il miglior giocatore che non avete mai visto.
In effetti non restano che brevi e sfocati fotogrammi tv, ma negli occhi dei tifosi del Reading Fc – e di quelli del Cardiff City – le immagini sono ancora nitide. A qualcuno, ricordando, si inumidiscono addirittura gli occhi. Forse per le troppe pinte bevute, ma a Robin questo non sarebbe affatto dispiaciuto. Anzi. A Robin Friday la birra piaceva assai. E anche molto altro. Robin Friday era talento puro.
George Best amava ripetere che se fosse stato brutto, nessuno avrebbe sentito parlare di Pelè. George Best, forse, sapeva anche che se Friday non si fosse bruciato in soli cinque anni, altri avrebbero sentito parlare meno di George Best.
È una storia che sembra uscita da un film di Ken Loach: c’è tutto, la working class, la periferia londinese, la scuola abbandonata, il riformatorio, il carcere, il pub, lo stadio, il riscatto di un momento, la rovinosa caduta.
Robin Friday nasce ad Acton, West London, il 27 luglio 1952. Già a dieci anni sorprende per la naturalezza con cui palleggia con le arance. Lo notano le scuole calcio di prestigiosi club londinesi, Crystal Palace e Queen’s Park Rangers e poi, a 14 anni, Chelsea. Sfortunatamente, dopo aver abbandonato la scuola a 15 anni, viene pizzicato dalla polizia mentre tenta di rubare un’autoradio e finisce in riformatorio. Poco male, in questi mesi si irrobustisce, gioca a pallone e viene selezionato per la All Stars della Prison league (in Inghilterra esiste anche quella) dove si mette in mostra.
Torna ad Acton, si sposa a 17 anni con una coetanea di colore da cui ha una figlia, in tempi in cui il matrimonio interraziale non era ben visto, specie nei pub dove gli tocca far rissa per difendere la moglie. Fa il piastrellista, si droga e si ubriaca e intanto gioca tra i dilettanti londinesi del Walthamston Avenue e dell’Hayes. E qui inizia la leggenda: l’Hayes comincia una partita in dieci, nessuno sa dove sia Robin. Lo trovano al pub dello stadio. Lo vestono e lo buttano in campo a partita in corso. Barcolla, gli avversari non lo prendono sul serio e fanno molto male, perchè Robin agguanta un pallone a tempo scaduto e segna il gol vittoria. È questo l’inizio della sua carriera: lo nota Charlie Hurley, allenatore del Reading Fc, quarta serie inglese, la prima soglia del professionismo. Caso vuole che l’Hayers arrivi a giocare in Fa Cup proprio contro il Reading, I dilettanti perdono, ma quell’attaccante che danza sul pallone e che segna caterve di gol convince il club del Berkshire. È il 1973.
Robin inizia la sua carriera da professionista. L’esordio è un allenamento in cui per la foga azzoppa tre compagni di squadra, rischiando il linciaggio. Hurley vorrebbe maturasse prima di esordire, ma è costretto a farlo giocare perché la squadra è in crisi.
Accade nel gennaio 1974 contro il Northampton Town all’Elm Park. Il Reading Evening Post grida all’esordio “stupefacente”. La settimana successiva arriva la prima rete e il pubblico locale ha un nuovo idolo. Incanta, il giovane Friday. Incanta e non cambia: beve molto, sviene nei pub, danza nudo nei peggiori night, si droga (ama particolarmente l’Lsd) e allieta la foresteria del club, dove è stato costretto a d alloggiare, con hard rock a tutto volume nel cuore della notte. Chiude la stagione 1973/74 con 4 reti in 19 partite.
La stagione successiva è quella della consacrazione: 20 reti in 49 gare, stampa e pubblico in visibilio, ma le sue performance fuori dal campo (e sul campo, dove viene spesso espulso) cominciano a preoccupare. Al pub di Reading narrano ancora di un gol leggendario: stop di petto su rilancio del portiere e rovesciata da trenta metri senza guardare la porta. A fine partita l’arbitro gli fa i complimenti e lui, da buon teddy boy, risponde: “Devi venire più spesso allora, lo faccio tutte le domeniche”.
Nel 1975/76 le sue 22 reti in 46 partite sono decisive per portare il Reading in Third Division. Segna la rete della promozione, corre a raccogliere l’abbraccio del pubblico e bacia un poliziotto: “Era l’unico a non festeggiare”, dirà. Il 1976/77 dovrebbe essere il campionato della svolta, ma contrasti con il club – e risse, sbronze continue, multe, e molte donne – lo allontanano dopo sole 21 partite e 7 reti. Il Cardiff City, club di Second Division, se ne innamora e lo acquista.
Vuole la leggenda che la notte prima dell’esordio la passi scolando 12 litri di birra, il che non gli impedisce di segnare due reti al Fulham ridicolizzando il suo marcatore, la leggenda del calcio inglese Bobby Moore, a cui riserva anche una strizzatina di testicoli per scherno. Anche i tifosi del Cardiff hanno ora un nuovo idolo: Robin segna 7 reti in 27 partite. È alle soglie della celebrità, ma un misterioso virus lo blocca in estate.
Rientra a giocare nell’autunno 1977, contro il Brighton. Il suo marcatore Lawrenson lo riempie di calci, lui reagisce colpendolo con una pedata al volto. Espulso, sfonda la porta dello spogliatoio avversario e defeca nella borsa di Lawrenson. È troppo. Il club lo mette fuori squadra e lui, a soli 25 anni, annuncia il ritiro. Non giocherà più. Preferirà tornare a fare il piastrellista per potere bere e drogarsi senza dover rendere conto a nessuno. A nulla vale una raccolta firme dei tifosi del Reading, che lo eleggeranno Millenium Player, per rivederlo in campo. Robin Friday torna ad Acton. Lo troveranno morto nel suo appartamento il 22 dicembre 1990, probabilmente per overdose. Aveva soltanto 38 anni.