la Repubblica, 24 luglio 2017
L’estate delle follie per i terzini una rivincita per «i più scarsi»
Qualcuno ha deciso che laggiù, vicino alla sottile linea bianca che separa il campo da tutto ciò che non lo è, urgono rinforzi, perché da lì si cercherà di spostare gli equilibri. E venne così l’estate dei terzini. Destri o sinistri, basta che accarezzino la palla, che spingano, che aggirino o che stringano, insomma che si muovano: c’è bisogno di loro. Urgono talmente, che i prezzi lievitano come soufflé ubriachi. Un’occhiata ai movimenti di questo mercato e si scopre che il City di Pep Guardiola ha speso cifre innominabili per due terzini destri: 30 milioni per Danilo dal Real Madrid, addirittura 55 per Kyle Walker dal Tottenham, fino a due giorni fa il difensore più costoso della storia. Ma il record sta per essere ritoccato, ancora dal City e ancora per un terzino, stavolta sinistro: Benjamin Mendy dal Monaco, per 58 milioni. Cosa ci farà Pep con tutti questi esterni? Gli servono eccome. Li vuole tecnici e di gamba rapida per il suo attacco posizionale: il possesso nella metà campo altrui, tutto triangoli e rombi e scivolamenti continui dei giocatori, che è il principio della sua idea di calcio. E mica solo la sua. Il terzino, o esterno basso, è il ruolo che si è più evoluto in questi anni. Non mutano solo i terzini in sé, come Gareth Bale che fu l’uomo da 100 milioni di euro come attaccante ma ex numero 3, muta proprio il loro modo di partecipare al gioco. Ora stringono spesso, ed eccoli mediani in pianta stabile (Fabinho del Monaco) o nelle varie fasi della partita: Dani Alves, ovvio, ma pure i magnifici Lahm e Alaba nel Bayern di Pep, il nostro Florenzi, lo juventino Alex Sandro, il catalano Sergi Roberto, il portoghese Cancelo. Cresce l’importanza tattica del ruolo, aumenta il livello tecnico dell’interprete, infine anche il prezzo.
Chissà cosa ne pensa Gianluca Vialli. Anni fa avanzò quella teoria, grazie a lui assai popolare in Inghilterra, secondo cui il terzino destro era il giocatore più scarso in squadra: i più forti tecnicamente sono attaccanti e centrocampisti, diceva, e tra i difensori i migliori finiscono sempre a fare i centrali, quindi il numero 2 è per forza il meno bravo di tutti, perché almeno il numero 3 spinge. Era una provocazione (solo i brasiliani da Djalma Santos in poi hanno sfornato 60 anni di prodigiosi terzini destri), ma non regge più. Il terzino, come si evince dal Real Madrid di Carvajal e Marcelo, ormai è un’arma decisiva. Un’altra follia l’ha compiuta il Paris St Germain, che verserà a Dani Alves un ingaggio da 14 milioni all’anno. A un terzino destro di 34 anni. Ora il Psg si libererà dello sciagurato Serge Aurier, un numero 2 che ne combina di tutti i colori: il rischio è che lo rifilino alla serie A. Non ci è cascato il Barcellona: per elaborare il lutto di Dani Alves, ha speso 35 milioni per Semedo del Benfica, 23 anni. Anche il Real Madrid ha emesso un bonifico da 30 milioni per un terzino, però mancino e di 19 anni, Theo Hernandez. E pure in Italia c’è gran frullo di numeri 2 e numeri 3. Il Milan ha sborsato 24 milioni per Andrea Conti e 18 per Ricardo Rodriguez, mentre la Juve proprio dal Milan ha preso De Sciglio per 12. La Roma ha arraffato il danese Rick Karsdorp, terzino destro di 22 anni, per 14 milioni, e per la fascia sinistra Kolarov. L’Inter andrà sul brasiliano Dalbert, e non finisce qui. È l’estate dei terzini d’oro. Spingete, spingete, qualcosa accadrà.