la Repubblica, 24 luglio 2017
La caccia impossibile a Kj2 tiene in scacco l’Italia garantista
TRENTO Il nome in codice è Kj2, un’orsa di 133 chilogrammi e 15 anni di età, figlia di Kirka e Joze, due plantigradi che tra il 1999 e il 2000 vennero portati in Trentino dalla Slovenia. Su di lei, l’orsa imprendibile, pende un’ordinanza di cattura dal giugno 2015, quando nei dintorni di Trento aggredì un podista che si stava allenando lungo una strada forestale, accompagnato dal suo cane: gli rovinò un braccio e il torace, lasciandogli i segni dei denti anche sulla testa. Nessun dubbio che sia stata lei: lo dice il test del dna, effettuato sulla sua pelliccia e sui peli trovati addosso al povero podista. Ma ci sono forti sospetti che sia sempre lei la protagonista dell’attacco dell’altra sera: stesso luogo, stesse modalità, stesso comportamento da parte di un’orsa che non sembra avere paura dell’uomo, come ha dimostrato in occasione di altri incontri ravvicinati.
Ora la Provincia autonoma di Trento ha rinnovato al ministero dell’Ambiente la richiesta di avere carta bianca, per intervenire con procedure più snelle (e tempi più brevi) nel rimuovere gli orsi pericolosi. «Rimuoverli» significa in realtà chiuderli in un recinto sulla collina della città, dove ormai da sei anni vive l’orsa Dj3, “colpevole” di aver dimostrato troppa confidenza con i centri abitati, alla ricerca di “cibo facile” come rifiuti e qualche pecora.
Ma la realtà è che i forestali del Trentino già da due anni hanno il via libera per catturare l’orsa Kj2. Ci sono state giornate in cui erano una trentina gli uomini impegnati a darle la caccia con trappole, lacci e fucili caricati con proiettili anestetici. Niente da fare, finché nell’ottobre 2015 un forestale l’ha centrata con una dose di sonnifero. In Slovenia – terra d’origine di questi orsi – non avrebbero avuto pietà, ma l’Italia è un paese garantista: come previsto dalle procedure le hanno prelevato un campione di pelo, le hanno infilato un radiocollare per tenerla d’occhio, poi l’hanno liberata assieme ai cuccioli. Quando dal laboratorio è arrivata la conferma che fosse davvero lei è ripartita la ricerca, che ancora non si è conclusa. Nemmeno quando è andata in letargo i forestali sono riusciti a localizzarla, finché in primavera hanno ritrovato nei boschi il collare da cui l’orsa era riuscita a liberarsi: tutto da rifare.
C’è chi dice che in realtà non hanno voluto rischiare di ucciderla con una dose di anestetico troppo elevata, come accadde (incredibilmente) nel 2014 all’orsa Daniza. La realtà è che la Provincia non sa più che pesci pigliare: se rimuovono un orso “problematico” arrivano gli animalisti in corteo da tutta Italia, se lo lasciano scorrazzare nei boschi scende in piazza la gente di montagna. Così, mentre l’orsa Kj2 si prendeva gioco dei forestali, in consiglio provinciale a Trento infuriava la battaglia contro il progetto Life Ursus, lanciato vent’anni fa per ripopolare i boschi del Trentino da cui gli orsi erano quasi completamente scomparsi, dopo essere stati decimati (a fucilate) tra Ottocento e Novecento. Il progetto ha avuto successo. «Anche troppo», protestano i cittadini. Gli orsi sono più di cinquanta e può capitare di investirli pure con l’auto. La Provincia ha diffuso un vademecum con le regole da seguire in caso d’incontro. Se vi fosse venuto il dubbio, niente spray anti- orso, anche perché in Italia è vietato. E pure su questo è in corso una vertenza fra il ministero e la Provincia di Trento, che vorrebbe legalizzarlo. Chissà se Kj2 si è preparata pure a questo.