Libero, 22 luglio 2017
Bastano 300 euro per affittare uno studente e passare l’esame
Ogni ex studente universitario ricorda quel maledetto esame, spesso più di uno, che temeva più degli altri e che magari ha ripetuto due o anche tre volte. L’università racchiude la metafora della vita stessa: per quanto una materia ti possa risultare odiosa, ti tocca studiarla; gli ostacoli non si possono aggirare, si devono attraversare. Ammesso che tu ti voglia laureare. Non esistono scorciatoie.
Ma forse erano altri tempi quelli in cui noi frequentavamo gli istituiti universitari, oggi le cose sono cambiate e la tecnologia, nel giro di una quindicina d’anni, è andata in soccorso degli studenti più svogliati, o pigri, i quali si servono spesso del loro smartphone per interagire in tempo reale con chi dall’altro lato suggerisce loro le risposte agli esami scritti. Insomma, una sorta di “aiuto da casa”, pagato fior di quattrini. Ma non basta. Gli studenti arrivano persino a pagare persone che, assumendo la loro identità con tanto di documento truccato, si recano personalmente a sostenere gli esami in loro vece. Trovare questi “tutor” a pagamento è estremamente facile e sembra che ormai queste nuove figure professionali, che il più delle volte sono studenti o ex studenti desiderosi di trarre profitto dalle loro conoscenze, siano presenti in tutte le università italiane, da nord a sud.
SALDO COMPLETO
Il costo di un esame varia dai 50 ai 300 euro, a seconda che questo venga svolto tramite telefono cellulare o in loco, che sia scritto oppure orale. Il pagamento non è vincolato all’esito positivo della prova, sebbene spesso gli acquirenti richiedano di poter effettuare il saldo completo una volta ottenuto il risultato. Il costo di una tesi di laurea, invece, scritta di sana pianta, si aggira intorno ai mille euro.
Insomma, in facoltà oggi si fanno grossi affari. Ma la responsabilità non può di certo essere ricondotta al progresso tecnologico.
Sono i docenti ad essere diventati meno rigorosi, lasciando campo libero a quanti, applicando la furbizia, sperano di cavarsela in ogni circostanza, a discapito sia di coloro che studiano e contano solo sulle loro capacità ma soprattutto di quanti nella vita avranno a che fare con professionisti che presentano non poche lacune formative e per i quali il percorso universitario ha rappresentato una palestra dove si sono allenati per diventare campioni in un’attività che non passa mai di moda: quella di fottere il prossimo. «I professori non effettuano nessun controllo, non guardano i documenti, o se usiamo il cellulare durante l’esame», ci ha raccontato uno studente dell’Università Statale di Milano.
Persino su internet si possono trovare testimonianze di studenti che hanno comprato o venduto esami. Non mancano i casi venuti allo scoperto: a Genova nel 2007 un giovane ha mandato un amico a sostenere un esame al posto suo, ma l’insegnante se ne è accorta, denunciando il ragazzo, che poi è stato condannato a due mesi di reclusione con il beneficio della condizionale. Nel 2009, invece, una finta matricola ha sostenuto il test di ammissione alla facoltà di medicina de “La Sapienza” di Roma per un compenso di tremila euro. Peccato che gli agenti di polizia in borghese si siano accorti che il documento di identità era stato alterato. Nel 2011 presso l’Università di Bologna uno studente ha usato la carta d’identità di un amico, opportunamente modificata mediante la sostituzione della foto, per sostenere l’esame di inglese al suo posto. Qualche giorno prima, sempre nella stessa facoltà, una studentessa croata aveva sostenuto il test di inglese al posto di una collega siciliana, sempre previo compenso di natura economica. Risale invece a gennaio di quest’anno la vicenda che ha visto come protagonisti due studenti dell’università di Perugia, uno di questi aveva mandato l’altro a sostenere l’esame di inglese al suo posto, sostituendo la foto del libretto.
REATI PENALI
Ardito, o incosciente, è stato lo studente dell’università degli studi di Genova che nel gennaio del 2016 ha addirittura pubblicato un annuncio sulla pagina Facebook della sua facoltà in cerca di un ragazzo molto preparato che, sotto compenso, potesse sostenere l’esame di microeconomia in sua vece.
Contraffazione di documento di identità, sostituzione di persona, truffa, falso in atto pubblico, delitto tentato, falsità materiale commessa da privato, sono tutti reati penali, che macchiano a vita la fedina e che comportano l’impossibilità poi di partecipare a concorsi pubblici o di svolgere determinate professioni. Forse è questo che dovrebbe davvero preoccupare i ragazzi: meglio studiare un po’ di più e presentarsi all’esame, rischiando anche di non superarlo al primo colpo, piuttosto che compiere un reato e rovinarsi la vita. Barare non porta a nulla. Questa è la lezione più grande che bisogna imparare. Anche all’università.