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 2017  luglio 22 Sabato calendario

O sei Diana o sei Camilla

Un libro mette a confronto le due principesse del Galles e con loro due archetipi femminili: la seduttiva e la praticaIl mondo femminile si divide in Diane e Camille. Le prime sono belle, affascinanti, ammirate e desiderate. Le seconde se ne stanno in un angolo e sono già felici se solo qualcuno si ricorda il loro nome. Gli uomini corrono tutti dietro alle Diane, ma sono le Camille che, molto spesso, alla fine vincono. Nell’estate in cui si ricorda Lady Diana, morta vent’anni fa in un incidente stradale a Parigi, ha fatto un certo scalpore l’uscita in Gran Bretagna di un libro su Camilla, scritto dalla biografa reale Peggy Junor. Con The Duchess, The Untold Story, Junor riabilita definitivamente la Duchessa di Cornovaglia, per anni accusata di essere quel rottweiler che aveva strappato il principe Carlo alle amorevoli braccia di Diana. Il libro fa anzi di più, perché ci fa riflettere, come ha notato la principale columnist del Daily Mail, Sarah Vine, sui due lati opposti dell’universo femminile: il mondo è pieno di Diane e di Camille, e Carlo non è certamente il solo maschio ad avere trovato la pace con il secondo genere di donna, dopo essersi lasciato abbagliare dal primo. 
Graziose e desiderabili
Le Diane nascono già graziose e desiderabili. Lo sanno, quindi ne approfittano alla grande. Forse anche per questo il loro comportamento è spesso egoistico e auto-indulgente: la colpa di quello che accade non è mai loro. L’affronto peggiore che si può fare a una Diana è non accorgersi di lei o ignorarla, cosa che la getterà nel più grande sconforto. Nessuno guarda invece in adorazione le Camille, che devono lavorare parecchio anche solo per farsi notare. I loro lati positivi non sono sempre evidenti a prima vista, ma è facile scoprirli perché si accontentano di poco.  
Le Camille hanno una resistenza di fondo che alle Diane manca, per questo alla fine spesso sono loro a trionfare. Sono abili nell’adattarsi, nell’apprezzare la vita come viene, nel trovare il lato umoristico di ogni problema. Mettono gli altri a proprio agio, non danno mai l’impressione di desiderare qualcosa, non si lamentano. Le Diane sono invece un po’ vanesie, petulanti, impazienti e a volte crudeli. Sono capaci di manifestare grande affetto, ma solo se questo è corrisposto. Possono troncare un rapporto da un giorno all’altro e parlare con disprezzo di un ex marito o di un ex amante che non si è occupato di loro come volevano. Quando sono ignorate, le Diane si lasciano prendere da comportamenti distruttivi, rompono piatti o mobili, si buttano dalle scale fingendo il suicidio.
Materne e disponibili
Le Camille, se nessuno le guarda, se ne fanno una ragione e stanno zitte. Se sono frustrate, si impegnano in un lavoro di casa utile, rimettono ad esempio a posto gli armadi e i cassetti. Hanno la tendenza a porre il benessere degli altri davanti al proprio, sono materne e disponibili. Anche con i figli le Diane e le Camille si comportano in modo diverso. I figli delle Diane finiscono con l’essere coinvolti nei problemi delle loro madri e spesso vengono usati nelle battaglie contro il marito quando il matrimonio si spezza. I figli delle Camille hanno una vita più serena, anche quando quella dei genitori diventa complicata. Le Camille non sono certamente tutte sante, se c’è un’occasione non se la lasciano sfuggire, ma raggiungono l’obiettivo con un atteggiamento confortevole e calmante, l’ideale per maschi molto indaffarati e pieni di ambizioni. 
Il conforto quotidiano
Il problema, sottolinea Sarah Vine, grande esperta di cose reali che ha lavorato anche per il Times, è che gli uomini preferiscono le Diane: quando ne vedono una non capiscono più niente. Solo più tardi si rendono conto dell’errore commesso e cercano in una Camilla la perfetta compagna, una che li ami non per il ruolo che hanno, ma nonostante questo. 
La lettura del libro di Peggy Junor spiega bene perché Carlo abbia sempre cercato, anche dopo il matrimonio, un conforto quasi quotidiano nelle telefonate e nelle lettere a Camilla. La Diana che aveva sposato era l’opposto di quello di cui aveva bisogno, ma spinto anche dalle pressioni della sua famiglia, aveva ceduto alla bellezza e al fascino. Alla ventenne Diana, scrive Sarah Vine, mancava però la maturità per gestire la situazione: e come ogni Diana del mondo, si è messa a urlare, a urlare e urlare, fino a quasi far cadere la monarchia.