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 2017  luglio 22 Sabato calendario

I maremoti in Europa non sono così insoliti

Non abbiamo immagini, ma lo tsunami del 1600 a.C., causato dall’eruzione di Santorini, raggiunse le coste del Mediterraneo orientale con ondate più alte di venti metri. E molte volte nell’Egeo si sono scatenati maremoti in seguito a sismi con epicentro in mare e magnitudo superiore a 6,5 Richter. Come geologia comanda: perché quella è la regione della collisione profonda tra l’Africa e l’Europa, l’origine di sismi e eruzioni. 
Ciononostante, fanno impressione le autovetture sott’acqua e i battelli spostati sulla terra ferma ieri fra Turchia e isole greche. E tutto per ondate che non sembra abbiano superato i quattro metri. Come accadde a Stromboli durante l’eruzione del 2002, quando circa 4 milioni di metri cubi (grosso modo il volume di un grattacielo di 60 piani) sono arrivati in mare sollevando solo un piccolo tsunami (2-3 metri), ma dando un’idea di quanto possa essere distruttivo questo fenomeno. Quel maremoto raggiunse in meno di un’ora Milazzo e Ustica, dopo aver investito anche Panarea e Salina. Come nel 1879, nel 1916 e nel 1919, come ancora nel 1930, nel 1944 e nel 1954. Fenomeni piuttosto frequenti anche per la storia degli uomini, per non parlare di quella della Terra.
In Grecia come in Italia, il rischio è quindi alto. Decine di migliaia di palazzi, case e casupole costruite direttamente sulla riva del mare che non solo alterano il paesaggio, e spesso anche l’equilibrio naturale, ma che creano oggettivamente il rischio sismico e di maremoti. Una gran parte sono costruzioni abusive, il simbolo dell’illegalità diffusa, ma anche dell’incoscienza e del pericolo. Esattamente come a Sumatra o in Sri Lanka nel 2004. 
In Italia sono circa 500 i chilometri di «coste a maremoto», più 200 nella sola Sicilia. Tanto per citare qualche zona particolare, risultano a rischio i lidi a Sud di Venezia, Rimini, Ancona, il Gargano, la foce del Crati, Gioia Tauro, Tropea, Vibo Marina, il Golfo di Squillace (tutti in Calabria), Ischia, parte del Golfo di Taranto. Tutta la costa orientale della Sicilia, il Palermitano e la zona di Sciacca. Nel IV secolo più volte maremoti colpirono Alessandria d’Egitto, Creta e (da lì) il Veneto stesso. Il mare invase la spiaggia fra Rimini e Fano provocando numerose vittime nel XVII secolo e tsunami furono riconosciuti come certi nel 1826 e nel 1875 nel Pescarese e a Cesenatico. 
Niente in confronto a quello che accadde al Gargano nella zona dei laghi costieri il 30 luglio 1627 in seguito a un fortissimo terremoto che provocò 5 mila morti. Il mare Adriatico si ritirò per due miglia lasciando a secco il lago di Lesina e poi, per altrettante miglia, risalì le coste. Gli effetti si avvertirono fino a Manfredonia, dove le onde entrarono in città. Sarebbe il caso di non dimenticarlo.