la Repubblica, 22 luglio 2017
L’intervista. Milik, l’uomo in più di Sarri. «I complimenti non bastano ora lottiamo per lo scudetto»
Naso e zigomi sono più spigolosi, al confronto con le guance scavate. «Vuol sapere se mi sono allenato nelle vacanze? La risposta è affermativa». Arkadiusz Milik le ha vissute con l’impazienza di un leone in gabbia, pregustando come una liberazione l’inizio della nuova stagione con il Napoli. «Mi mancavano troppo il campo, i gol e specialmente l’adrenalina». È una delle poche frasi che il centravanti polacco pronuncia in italiano: con la voce ferma e tralasciando per un attimo l’inglese, imparato in Germania (Leverkusen e Ausburg) e Olanda (Ajax). Ne aveva già vissute tante, in meno di 23 anni. Ma il grave infortunio al ginocchio dello scorso ottobre gli ha cambiato la carriera e un po’ anche la vita. «Non immaginavo d’essere così forte: in questi mesi ho studiato il mio corpo e mi è scattato qualcosa nella testa. È proprio vero: ciò che non t’uccide, ti rende un uomo e un giocatore migliore».
Davvero non pensa di aver buttato un anno, Milik?
«Non è stato un anno sprecato. Ho meno paura delle difficoltà e saprò come affrontare le prossime».
Champions, campionato e Mondiale: sarà la stagione più importante della sua carriera?
«Con il Napoli possiamo competere su tutti i fronti, Coppa Italia compresa. I Mondiali sono un sogno, ma ci penserò dopo. Può diventare la stagione più bella della mia carriera. Non vedo l’ora di riprendere confidenza con il campo e i gol».
Ne ha già segnati 7, nelle prime tre amichevoli…
«Sono soddisfatto, ma è solo l’inizio. Contro il Chievo ci aspetta una prova generale per il campionato e poi arriverà il preliminare di Champions di agosto, il primo bivio cruciale della nostra stagione. Dovremo partire forte».
I nazionali hanno dato il buon esempio, tagliandosi le vacanze…
«Io le ho passate in America: allenandomi ogni giorno, ma senza mai mettere sotto stress il mio fisico. Volevo solo arrivare in ritiro in buona forma, dopo tanti mesi di stop».
La sua stagione era terminata a ottobre, in pratica.
«Ho recuperato più presto possibile e a metà gennaio ero già in gruppo, ma non ho avuto la possibilità di ritrovare il ritmo partita e un posto in squadra. I miei compagni stavano facendo benissimo e Sarri doveva insistere su di loro».
Si è sentito messo da parte?
«Mai. Tutti hanno continuato a credere in me e il Napoli mi ha fatto sempre sentire importante. Ma ho perso lo stesso il gusto di stare in campo e non ho potuto fare felici le persone che mi sono più vicine: familiari, compagni, tifosi. È stata una sofferenza».
Da fuori che Napoli ha visto?
«Una squadra fantastica. Il Napoli ha tantissime qualità, che si notano nelle partite e negli allenamenti. Giochiamo sempre a due tocchi: è bello lavorare con compagni così forti. Sono entusiasta di far parte di questo gruppo».
Il Napoli ha vinto l’Oscar per il bel gioco, però in campionato è arrivato terzo.
«Giocare bene è molto gratificante, ma ora i complimenti non bastano più. Il nostro obiettivo è vincere. Alla fine di questa stagione vogliamo alzare un trofeo».
Per trofeo intende lo scudetto, Milik?
«La Juve resta favorita, ma ne ha vinti 6 di fila e per una squadra sono abbastanza. Magari ci sarà spazio per qualcun altro. Il Napoli, per esempio…».
Anche le milanesi si stanno rinforzando…
«Delle altre non parlo, ma sono consapevole della nostra forza».
Si sente un po’ come un nuovo acquisto?
«No: conosco già i compagni, l’allenatore, la tattica e l’ambiente. Ed è importante prendere parte al ritiro, l’avevo saltato nella scorsa stagione».
Dica, Milik: è bello per un attaccante essere allenato da Sarri?
«È bello per tutti, non solo per noi attaccanti. Sarri è un grande tecnico: bravo in campo e dalla mentalità forte, che riesce a trasmetterci giorno dopo giorno».
Durante la sua assenza è esploso Mertens: teme la concorrenza in attacco?
«No: le squadre forti devono avere molti giocatori di valore. Nessuno può scendere in campo per 60 partite. L’alternanza è importante».
Il numero 9 è libero, lo prende lei?
«No, mi tengo la 99».
Si vede che a Napoli non ha imparato la scaramanzia…
«Ma ci vivo bene, anche se è una città differente da quelle del nord Europa, con una storia più antica. Mi piacciono il sole, il mare, le persone».
Il Sun ha scritto che Napoli è una delle dieci città più pericolose al mondo, lo ha letto?
«Macché: se vai in giro a notte fonda è pericolosa anche Parigi».