la Repubblica, 22 luglio 2017
I lunedì vegani di Macri spaccano l’Argentina. «Sono anti patriottici»
Melanzane alla parmigiana, rigorosamente senza carne, grigliata di tofu, torta rustica di funghi, pere cotte, verdure al forno. È il nuovo menù, rigidamente vegano, che il presidente Mauricio Macri ha imposto agli impiegati del palazzo presidenziale, la Casa Rosada, a Buenos Aires. È previsto ogni lunedì e nelle intenzioni del capo dello Stato e del suo staff vuole essere da esempio per gli argentini che, da sempre, hanno una dieta troppo proteica – asado e provoleta – con poca frutta e verdura. “Vogliamo soltanto che tutti gli impiegati della Casa Rosada inizino la settimana in modo sano”, ha detto il segretario alla presidenza sul “lunedì vegano”, aggiungendo “è anche un bene per tutto il pianeta”. Ai produttori di carne, che in Argentina sono una corporazione molto potente, l’idea non è piaciuta granché. Ulises Forte, presidente dell’istituto che promuove la carne argentina, contesta: “È strano che ti dicano cosa mangiare. È un forma di fondamentalismo. Uno mangia quel che vuole”. Ma ancor meno la svolta vegana è piaciuta agli impiegati della Casa Rosada che dopo il primo lunedì hanno disertato la mensa e si sono organizzati acquistando sandwich di pollo, carne e formaggio, fuori dal palazzo. Qualcuno è arrivato ad accusare il presidente di atteggiamento anti-patriottico perché mette sotto accusa la carne proprio adesso che l’export nazionale è ripartito alla grande. Il suo portavoce ha precisato che non c’è nulla di tutto ciò nei lunedì vegani ma intorno alla carne, alimento principe in Argentina, si sono combattute molte guerre politiche negli ultimi decenni. Intanto non bisogna dimenticare che l’Asado, la tradizionale grigliata festiva di vari tagli di carne, è in Argentina piatto dei poveri, classe media bassa. Quindi più vicino ai peronisti che oggi sono all’opposizione. Nestor e Cristina Kirchner, gli ultimi peronisti, hanno costruito parte della loro fortuna politica nel primo decennio del secolo vietando l’esportazione per abbassare il prezzo della carne nel mercato interno e garantire grigliate a prezzi popolari per tutti. Macri invece, da quando è arrivato al potere meno di due anni fa, ha preferito allearsi con le grandi aziende produttrici, liberalizzando le esportazioni. Che, non a caso, sono cresciute di oltre il 100%. Snobbare la carne però non porta fortuna in Argentina. Quest’anno ci sono le elezioni di Mid-term nelle quali il partito di Macri e Cristina Kirchner, che si presenta per un seggio da senatrice nella circoscrizione della provincia di Buenos Aires, si sfideranno di nuovo guardando alla presidenziali del 2019. Gli ultimi a snobbare la carne furono il famoso “Gruppo Sushi”, nel senso del pesce crudo, dei consiglieri del presidente De la Rua, quello costretto a lasciare la Casa Rosada fuggendo in elicottero.