Libero, 21 luglio 2017
Grande schermo o tv, quante opere ispirate al Cavaliere azzurro
Il Cavaliere sul grande schermo. L’unico Oscuro a non essere un personaggio di finzione. Quello che smuove masse di cinefili, politologi, criticanti. Dacché Silvio Berlusconi è diventato Silvio Berlusconi, le cineprese si sono appassionate a lui. Talvolta raccontando l’uomo, talvolta la salute della sua Italia.
Documentario del 2005 di B. Cremagnani Quando c’era Silvio che, con un paradigma di mussoliniana memoria, dà al pubblico tutti gli strumenti per riflettere sulla metamorfosi mentale di un intero popolo, attuata con il suo singolare modo di trattare la res publica. Dello stesso anno è anche Bye Bye Berlusconi, una parodia di J. Stahlberg e mai trasmessa in Italia, che paragona il politico ad un disonesto imprenditore proprietario di TeleAnguria, dove si coltivano vallette scollacciate e programmi osé. Nel 2006, arriva Il Caimano di N. Moretti, suo storico oppositore. La Rai ne compra i diritti ma lo trasmetterà una volta sola. Ho ammazzato Berlusconi di G. Rossi del 2008 e tratto dall’omonimo romanzo, racconta dell’immaginifico omicidio del Cav. ad opera di un autista disonesto. E volano i parallelismi. «Dai una scossa al cambiamento» è poi il claim di Draquila, docusatira del 2010 diretto da Sabina Guzzanti. Dove ci si interroga sulla speculazione edilizia di politici e politicanti conseguente al terremoto dell’Aquila. Barzellette e machismo sono il motore di Silvio Forever (2011), biografia di R. Faenza seppur non autorizzata composta quasi interamente da materiale di archivio. L’anno dopo, G.Durzi racconta l’ascesa politica di Berlusconi ne S.B. Io lo conoscevo bene. Soffermandosi sul Silvio sconosciuto, quello che per campare vestiva i panni di intrattenitore di navi da crociera. La stessa ascesa e l’incertezza sul «buttarsi» o meno in politica è poi descritta da S. Accorsi nella recente serie tv 1993. Tra gli autori stranieri, liberi da condizionamenti patriottici di sorta, Girlfriend in coma (2012) del giornalista dell’Economist B. Emmot, rappresenta un’analisi tanto accurata quanto graffiante dell’operato berlusconiano. Un successo politico che secondo il docu sarebbe da imputare tutto al collasso morale dello Stivale, e che non trova riscontro in nessun’altra nazione del mondo occidentale. Tant’è che la «girlfriend» del titolo è Italia, fidanzata giacente sul letto di morte del protagonista. Didascalico ma chiacchieratissimo è il documentario forse più celebre sull’età berlusconiana Videocracy Basta apparire. Offuscati dai reality, le pedine della Nazione non aspettano altro che grandi affabulatori. Lo scotto per aver mitragliato i telespettatori con il meglio del peggio del Cav, costa caro ad A. Friedman. Che col suo My Way: The Rise and Fall of Silvio Berlusconi (2016) chiude per sempre il rapporto con Mondadori, suo editore italiano.
E oggi, che anche Sorrentino si cimenta nel ritratto del Cav., che lui stesso definisce «complicato», non resta che parafrasare il suo soggetto davanti la cinepresa ed incoraggiarlo: «Non conosco nessun pessimista che abbia mai combinato qualcosa di buono nella vita».