La Gazzetta dello Sport, 22 luglio 2017
La Juventus prende Bernardeschi, l’erede di Roberto Baggio
No pain no gain. Nell’era dei social, la certificazione del cambio di maglia di Federico Bernardeschi arriva dalla pagina facebook, dove nel pomeriggio sparisce la foto con la maglia viola e compare una scritta in bianco e nero: senza dolore non c’è guadagno, un modo per dire ai tifosi della Fiorentina che la scelta è stata dolorosa ma inevitabile. Berna ha scelto la Juventus per fare il salto di qualità, e pazienza se da qui a chissà quando i suoi ex sostenitori continueranno a insultarlo. Il sì era nell’aria già giovedì sera, ma è servita una notte in più d’attesa. Bernardeschi è diventato bianconero dopo una lunga (e romanzata) trattativa ieri all’ora di pranzo. Accordo raggiunto sulla base di 40 milioni di euro più il 10% sulla futura rivendita a favore della Fiorentina fino a un massimo di 5 milioni. Un compromesso dopo le frenatine della sera precedente.
STOP AND GO Il film dell’accordo racconta una difficile tela diplomatica tessuta dai dirigenti della Juventus Beppe Marotta e Fabio Paratici e condotta con l’agente di Federico, l’avvocato Giuseppe Bozzo, in contatto col d.t. della Fiorentina Pantaleo Corvino. Ballavano i 5 milioni di euro relativi ai facili bonus che la Fiorentina chiedeva fossero inseriti nell’accordo con la Juventus; con un elemento in più a rendere elettrico il clima, il certificato medico inviato da Bernardeschi con una prognosi di 4 giorni per gastroenterite, per evitare di raggiungere il ritiro Viola a Moena. Dettagli che hanno rallentato il buon esito degli accordi nel vertice milanese di giovedì. Ma Bernardeschi si sentiva già virtualmente juventino. Così ieri mattina nuovi contatti telefonici e intesa con la formula dei bonus sulla futura rivendita. Dopo le visite mediche (programmate per lunedì a Torino), Bernardeschi firmerà un contratto di cinque anni a 3 milioni di euro più bonus; 27 anni dopo Roberto Baggio, tocca a Federico lasciare Firenze per la Signora. La Juve punta forte su di lui. Bernardeschi è stato in contatto costante col suo manager Bozzo (che con Marotta aveva chiuso in passato le trattative per Cassano e Morata), abile a trovare il giusto equilibrio necessario quando al tavolo siedono Juve e Fiorentina, ed era impaziente di voltare pagina. Dopo l’Europeo Under 21 e la breve vacanza ad Ibiza, aveva metabolizzato il cambio maglia e le nuove prospettive bianconere. Lascia la Fiorentina dopo 13 anni, dieci nelle squadre giovanili e gli ultimi tre in prima squadra. Un cambio di scena forte nell’anno che porta al Mondiale.
E ORA LA 10? Sui social impazza anche il toto maglia: con Bernardeschi la Juve potrebbe ritrovare anche il numero 10. Quello indossato da Platini e Baggio prima della lunghissima era di Alessandro Del Piero. Dopo Pinturicchio, e dopo un anno senza «proprietario», sono stati Tevez e Pogba a vestire la 10. Nell’ultima stagione questa maglia è rimasta nel cassetto. E adesso? Bernardeschi non ha paura di misurarsi con il passato: il 10 è il numero che ama, sa che quello a strisce bianconere avrà un peso specifico diverso rispetto alla stessa casacca di colore viola, ma non se ne preoccupa. Ha già fatto sapere che lui sarebbe pronto a prendersi questa responsabilità. Musica per le orecchie dell’Adidas, che non vede l’ora di rimettere sul mercato la maglia sparita dopo l’addio di Pogba e spinge da tempo in questa direzione. Dentro la Juventus invece ci sono diverse scuole di pensiero: c’è chi è convinto che sia una scelta saggia e c’è chi invece ritiene che sarebbe sbagliato mettere troppo peso sulle spalle di un ragazzo di 23 anni. Il caso Pogba insegna: Paul prese la 10 l’ultimo anno di Juventus, fu una sua scelta ma per liberarsi dal fardello (l’inizio di stagione non fu esaltante) dovette aggiungere a penna un +5 sulla maglia, per tornare al suo primo numero, il 6. Sui social i tifosi si dividono: molti pensano sia un azzardo. Il numero lo scopriremo nei prossimi giorni, dopo le visite martedì Bernardeschi potrebbe raggiungere la squadra negli Stati Uniti. Nel frattempo tanti bambini hanno ricominciato a sognare.