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 2017  luglio 22 Sabato calendario

Taglia su Igor, ma i fuggitivi pericolosi sono almeno tre

Dove sarà finito il terribile Igor, che in realtà si chiama Norberto Fehrer? E l’altro assassino, detto Johnny lo Zingaro? E ce n’è pure un terzo, col nome complicato, che si chiama Ismail Kammoun, è un tunisino al servizio della mafia ed è scappato di galera.  

Come mai, col caldo che fa, tira fuori storie tanto tremende?
Tre mesi fa, a Budrio (Bologna), Igor ha ammazzato il barista Davide Fabbri. Se lo ricorda? Adesso gli amici di quel poveretto, e la vedova Maria Sirica, e il padre, hanno deciso di dare un premio a chi fornirà informazioni sul killer. Cinquantamila euro, che si riducono a 25 mila se risulterà che Igor, nel frattempo, è morto. I soldi vengono messi a disposizione da quelli del paese e da imprenditori della zona. Insomma, è stata fatta una colletta. Scadenza: il prossimo 22 ottobre.  

È una taglia, diciamolo.
Il premio è stato formalizzato con tutti i crismi dall’avvocato di Maria Sirica. C’è una legge - dice l’avvocato - che permette iniziative simili. L’avvocato si chiama Giorgio Bacchelli. Aggiunge: «È solo un tentativo di aiutare la polizia, che si sta muovendo bene». Qualcuno sa qualcosa di Igor e non l’ha detto a nessuno, e adesso, invece, di fronte ai 50 mila euro, parlerebbe? Mah. Chi è stato zitto finora ha avuto soprattutto paura di Igor e delle sue vendette. Magari a torto, perché Igor non ha certo tempo da perdere in altri omicidi che potrebbero risultare assai compromettenti. E poi la polizia non rivelerebbe di sicuro il nome dell’autore della soffiata. A Budrio c’è un nuovo sindaco, di nome Maurizio Mazzanti, a cui la storia della taglia non è piaciuta, al sindaco pare che si tratti di un tentativo di «giustizia fai da te».  

Dove può essere a questo punto Igor?
E chi lo sa? Dopo aver ammazzato il barista Davide Fabbri, rubò un furgone e scappò. Incrociò due guardie ecologiche, ne ammazzò una e ferì l’altra. Poi cercò di rubare l’automobile a un pakistano, minacciandolo con un’ascia, ma quellò schiacciò sull’acceleratore e fuggì via. Siccome potrebbe veramente essere un soldato e magari temprato su parecchi fronti, non è strano che gli sia riuscito quello che a me e a lei risulterebbe impossibile. Nascondersi fra casolari e boscaglie, muoversi solo di notte, bere l’acqua dei fossi, procurarsi il cibo scavando a mani nude tra i rifiuti. Ho l’impressione che sia riuscito a sgusciar via dal perimetro che le forze dell’ordine avevno delimitato, sicuri che da lì non sarebbe mai potuto mai uscire. Ma forse no. In ogni caso: non l’hanno trovato neanche i cani molecolari. E i costi di questa caccia all’uomo non sono irrisori.  

E Johnny lo Zingaro?
Non c’è stata mai occasione di parlarne, ma è un grande latitante anche lui. È sparito profittando di un permesso che gli era stato accordato per frequentare, pensi un po’, la scuola di polizia penitenziaria di Cairo Montenotte (Savona). Johnny ha 57 anni, ed è un criminale di prima grandezza. Ha rapinato, ammazzato, rubato. Il suo vero nome è Giuseppe Mastini, la sua fama di violento («violento disadattato» dicono gli psichiatri) ha ispirato una canzone dei Gang («Johnny lo Zingaro») e un’intera puntata di Distretto di Polizia. A un certo punto pareva implicato persino nell’omicidio di Pasolini.  Doveva restare dentro tutta la vita. Il suo compagno di cella racconta che prima di scappare gli ha detto: «Una volta fuori vorrei vendicarmi di questa società che mi ha maltrattato». Lo chiamano «lo Zingaro» perché effettivamente è un sinti di Lombardia, figlio di giostrai, rimasto sciancato a 11 anni per una sparatoria con la polizia. Poco dopo ha ammazzato il conducente di un tram per rubargli diecimila lire.  

Adesso ci vuole qualche notizia sul terzo latitante in libertà. Com’è che si chiama?
Ismail Kammoun. Era rinchiuso nel carcere di Volterra e sembrava avviato verso un ripensamento: in cella aveva studiato, s’era diplomato geometra, lavorava nella sartoria del penitenziario. Stava dentro perché, su incarico della mafia, aveva ammazzato Serafino Ogliastro, ex poliziotto diventato venditore d’auto a Palermo. Ha approfittato anche lui di un permesso premio. Nel 2016 ci sono state 114 evasioni, e di queste 34 sono state rese possibili proprio dai permessi premio. 6 sono fuggiti dal carcere, 23 hanno approfittato del lavoro esterno (come Johnny lo Zingaro) 14 sono svaniti grazie al regime di semilibertà e 37 da mancati rientri.