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 2017  luglio 21 Venerdì calendario

Treni, il Far West dopo il tramonto

Davanti alla stazione Cadorna a Milano ci sono 2 militari in mimetica con il fucile d’assalto 24 ore su 24. Sui 2268 treni che viaggiano ogni giorno in Lombardia ci sono 30 vigilantes armati. I conti della sproporzione li fa Luca Beccalli, anche ieri alla guida del Lecco-Milano, segretario regionale dei macchinisti del sindacato Orsa: «È più facile che mi prenda una coltellata da un passeggero che rimanere vittima di un attentato.
Al mio collega di Santo Stefano Lodigiano l’altro giorno poteva andare peggio, se non metteva la mano sull’addome dove è arrivata la coltellata». L’aggressore che ha colpito il capotreno sul Piacenza-Milano delle 7 e 09 lo stanno ancora cercando. La gang di latinos che il 12 giugno di 2 anni fa nella stazione di Villapizzone ha quasi staccato un braccio con un colpo di machete al capotreno Carlo Di Napoli è finita in carcere. 
Nel Far West ferroviario è più facile rimanere impuniti. Almeno 5 i casi di aggressione al personale viaggiante negli ultimi 3 mesi. Pugni e calci ma una volta pure un morso profondo alla spalla. Se non bastassero i ritardi, l’aria condizionata che non va, figuriamoci il riscaldamento, ai passeggeri tocca ogni giorno un viaggio su «quel treno per Yuma» ma senza nemmeno la scorta. Nicoletta Biasiotto da 10 anni si fa il Mortara-Milano, una delle linee più a rischio, ogni santo giorno: «Nell’ora di punta non c’è problema. Fa paura quando la sera, soprattutto d’inverno, la carrozza è semivuota. Cerco di sedermi sempre vicino a qualcuno. Ma tra quelli che ti chiedono soldi, gli ubriachi e i borseggiatori non si è mai tranquilli. I poliziotti sono una rarità. Mi sarà capitato di vederli 2 o 3 volte negli ultimi anni».
Gli agenti della Polfer ci sono. In Lombardia pure 30 vigilantes ma si fa fatica a trovarne altri. Il loro palmarès è di tutto rispetto: nel 2016 in Lombardia sono state arrestate 267 persone sui treni, 51 solo per droga e 1791 denunciate. In tutta Italia gli arresti sono stati 1245. Dario Balotta dell’Osservatorio Trasporti e pendolare di lungo corso trova la sintesi: «Se il sistema ferroviario italiano è inadeguato, le stazioni fanno schifo, i treni sono sempre in ritardo, non si può pretendere che sia garantita la sicurezza. Bisogna investire di più. L’impoverimento strutturale non può che produrre questo». È il solito problema che divide i pendolari dai viaggiatori dell’alta velocità, meglio serviti e più garantiti. 
I sindacati hanno indetto uno sciopero di Trenord di 8 ore dalle 9 alle 17 di lunedì prossimo dopo l’ultima aggressione. In una nota Cgil Cisl e Uil ripetono quello che dicono da sempre: «Occorre definire un piano di interventi, coordinato con istituzioni, aziende e forze dell’ordine, per garantire una maggiore sicurezza». Il centrodestra in Lombardia vorrebbe l’esercito sui treni. Tutti guardano all’assessore regionale Alessandro Sorte di Forza Italia: «Io sono l’assessore ai Trasporti. Se il governo non riesce a garantire la sicurezza sul territorio nazionale come gli compete, mi diano le deleghe del ministro dell’Interno Marco Minniti. In Lombardia siamo stati gli unici ad adottare i vigilantes armati sui treni. Ce ne sono 30. Ce ne saranno di più. Ci vorrebbero presidi militari in tutte le stazioni. E un aumento delle forze dell’ordine. Quello che avviene davanti alle stazioni con migliaia di migranti senza alcun controllo è sotto gli occhi di tutti. E varrebbe la pena di ricordare che le stazioni sono di proprietà del governo». 
La ricetta è sempre quella. Più investimenti e più mezzi. Adriano Coscia, segretario regionale dell’Orsa e macchinista, ripete quello che sanno tutti: «Quando sui treni c’erano 2 macchinisti e 2 capotreni era più facile viaggiare sicuri. Trenitalia li ha aboliti nel 1997, Trenord nel 2012. Il doppio personale in servizio andrebbe garantito almeno sulle tratte e negli orari più a rischio. Già oggi consigliamo ai controllori di non chiedere il biglietto davanti a un gruppo di persone che palesemente non ce l’ha e può rappresentare un pericolo. Ma questo non fa che alimentare un senso di impunità. I “gate” e i tornelli in stazione vanno bene. Ma non possono essere solo in Centrale. Uno sale a Lambrate dove non ci sono e in 6 minuti esatti arriva in Centrale dove può fare quello che vuole».
Il piano sicurezza prevede che sui treni siano attive telecamere a circuito chiuso. Ci sono solo sui treni nuovi. Non sempre funzionano. È un servizio passivo, solo dopo che è successo l’evento si può cercare di risalire con le immagini a chi ha compiuto un reato. Giorgio Dahò, pendolare tra Lecco a Milano, racconta 30 anni di esperienze: «Il problema non è durante l’ora di punta ma quando è vuoto. Quando ci sono meno di 50 persone su 6 vagoni si cerca di stare vicini. Basterebbe dimensionare i convogli sulla quantità di passeggeri. Le telecamere non servono se uno ha il passamontagna. Ci vorrebbero più agenti ma sono una rarità».