la Repubblica, 21 luglio 2017
La tratta dei nuovi schiavi del calcio. «Una finta mamma per tesserarli»
FIRENZE Una donna ivoriana si spacciava per la mamma dei baby calciatori e li faceva arrivare in Italia, tramite ricongiungimento familiare. Poi i ragazzini finivano nelle mani di un procuratore Fifa e dei presidenti di Prato (Lega Pro) e Sestese (dilettanti), decisi a lucrare sulle future cessioni. Un’altra inchiesta torna scuotere il mondo del calcio. Ieri mattina la squadra mobile di Prato ha eseguito quattro misure cautelari per un presunto traffico di giovani promesse africane, in particolare della Costa d’Avorio, attirate in Toscana con il sogno di luminose carriere. Ai domiciliari sono finiti il presidente della Sestese Filippo Giusti e il procuratore Fifa Filippo Pacini, mentre il presidente del Prato Paolo Toccafondi – tra i più attivi nelle recenti elezioni Figc contro Tavecchio e Ulivieri – è stato interdetto da cariche direttive per 4 mesi. Toccafondi vent’anni fa giocava portiere nel Prato Calcio presieduto da suo padre Andrea: da lui prese uno sonoro schiaffone in campo, davanti a centinaia di tifosi, perché aveva osato contraddirlo durante un “discorsino” alla squadra.L’unica a finire in carcere la donna ivoriana, per aver attestato il falso sull’identità dei ragazzi (all’ambasciata italiana in Costa d’Avorio e poi alla questura di Prato) ottenendo in questo modo il ricongiungimento e poi il permesso di soggiorno. Grazie alle intercettazioni telefoniche, poi, la procura di Giuseppe Nicolosi ha scoperto anche 11 partite con sospette combine, compreso lo spareggio per restare in Lega Pro del maggio scorso, tra Prato e Tuttocuoio, finito 0-0. In questo filone di indagine sono finite sul registro degli indagati una ventina di persone, tra cui diversi giovani giocatori delle serie dilettantistiche. Perquisiti anche arbitri, presidenti, segretari e direttori sportivi di altre società. È coinvolto pure un alto dirigente della Lega Pro, ora deceduto.
L’ennesimo scandalo che colpisce il calcio italiano è stato scoperto grazie al coraggio di un allenatore ivoriano, che sarebbe stato convinto a lavorare per la Sestese e soprattutto a portare con sé (sempre tramite il ricongiungimento familiare) due giovani talenti. Talenti poi affidati a un’altra società, mentre a lui non era rimasto che dirigere qualche allenamento delle giovanili e trovare riparo in un sottoscala del piccolo stadio alla periferia di Firenze. Il suo racconto ha scoperchiato quello che i magistrati definiscono un vero e proprio sistema per aggirare le regole Fifa che impediscono i trasferimento internazionali di minori. «Emerge in modo pacifico il collegamento tra Giusti e la società calcistica del Prato – scrive il gip nella misura – Giusti è il presidente della Sestese ma gestisce anche settori del Prato tra i quali certamente il settore giovanile, e risulta, peraltro, che dall’esterno più persone si relazionino con lui come se fosse un dirigente del Prato». I due, sempre secondo il gip, «hanno mostrato a più riprese di essere disposti a violare reiteratamente non solo la disciplina legale che regola gli ingressi degli stranieri sul territorio nazionale, ma anche la regolamentazione calcistica nazionale ed internazionale posta a tutela dei minori». Tra i casi saltati fuori, quelli di due ragazzi ivoriani fatti arrivare in Italia con lo stesso trucco e poi passati alle giovanili di Inter e Fiorentina (entrambe risultate all’oscuro dei traffici) perché considerati degli autentici talenti. «Abbiamo fiducia in chi sta conducendo le indagini, intanto abbiamo attivato la procura federale», dice il presidente della Figc, Carlo Tavecchio.