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 2017  luglio 21 Venerdì calendario

Varsavia, sì al controllo politico sui giudici. La Ue è pronta a varare pesanti sanzioni

Accelerazione nelle profonde riforme istituzionali volute dalla maggioranza nazionalconservatrice liberamente eletta in Polonia nell’ottobre 2015, e decisa escalation nel confronto sui valori costitutivi tra Varsavia (massimo membro orientale di Ue e Nato) e la Commissione europea. Il Sejm, la determinante camera bassa del Parlamento bicamerale polacco, ha approvato la legge che assegna al ministro della Giustizia potere supremo di nomina dei candidati e membri della Corte Costituzionale. «Necessario per razionalizzare il sistema giudiziario e combattere la corruzione», afferma il governo alla vigilia del secondo voto, oggi al Senato. Durissima la replica di Bruxelles. Secondo il vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans, «il controllo del governo sulla giustizia abolirebbe qualsiasi indipendenza giudiziaria, ponendo la Giustizia sotto il pieno controllo politico. Ormai siamo molto vicini ad applicare l´articolo 7 dei Trattati europei». Cioè sanzioni contro la Polonia fino alla sospensione del diritto di voto nella Ue. È la “euroatomica dei valori” che l´Unione in tal caso “sparerebbe” per la prima volta.
Posizioni lontane, compromesso difficile. Il Sejm ha votato la legge con 235 voti contro 192 “no” e 23 astensioni. Quindi maggioranza, ma non la maggioranza istituzionale necessaria per mettere mano alla Costituzione. «Vergogna», gridavano ieri, come sabato scorso, migliaia di dimostranti trattenuti dalla polizia davanti al Parlamento, e anche «la solidarietà è la nostra arma», gioco di parole con Solidarnosc, il movimento della rivoluzione non violenta che nel 1989 aprì la strada alla caduta del Muro di Berlino e alla fine dell’”Impero del Male” sovietico. Imminente una marcia sul palazzo presidenziale.
Da quando è al potere, la maggioranza del PiS (Prawo i Sprawiedlywosc, Legge e Giustizia, il partito della premier Beata Szydlo, cui è vicino il giovane capo dello Stato Andrzej Duda e massimo leader storico è il popolare Jaroslaw Kaczynski) ha proceduto passo dopo passo nella ristrutturazione istituzionale. Affrontando opposizioni spesso deboli, ma anche la resistenza della società civile urbana, forte dai secoli della spartizione tra Russia, Austria e Prussia e dai decenni della lunga notte del comunismo imposto da Stalin.
La legge sulla Consulta è la terza che modifica in corsa lo status della giustizia. Il 12 luglio ne erano passate altre due. La prima sul Consiglio nazionale della magistratura, i cui membri saranno scelti dal Parlamento a maggioranza nazionalconservatrice. La seconda modifica lo status dei tribunali di diritto civile, i cui presidenti saranno nominati direttamente dal ministro della Giustizia. Varsavia e la Ue vanno verso giorni di conflitto al calor bianco. Il presidente dell’esecutivo europeo, l’ex premier liberal polacco Donald Tusk, ha lanciato un appello al capo dello Stato Andrzej Duda. «Metto in guardia contro uno scenario nero, emarginerebbe la Polonia in Europa e la rigetterebbe indietro, verso est, mi appello a Lei: cerchi una soluzione accettabile per tutti i polacchi, maggioranza e opposizione, e per la Ue. È difficile ma fattibile, ci provi signor presidente». Già nel 2016 la Ue aveva aperto una procedura d’infrazione verso la Polonia per le precedenti riforme della Corte costituzionale. Ma ben altro sarebbe il ricorso all´articolo 7: un paese economicamente, militarmente e geopoliticamente pesante nella Ue si vedrebbe sospesi i diritti di voto e co-decisione. L’Ungheria del premier nazionalconservatore Viktor Orbán ha già annunciato che si schiererà con Varsavia.