Il Messaggero, 21 luglio 2017
Il Campidoglio ostaggio della sfida sulla legalità. Intervista a Ignazio Marino
Roma Professor Ignazio Marino, quanto ha influito nella sua vicenda di sindaco l’inchiesta Mafia Capitale?
«Da cittadino prima, e da uomo delle istituzioni dopo, ho sempre avuto un atteggiamento di assoluto rispetto verso il lavoro della magistratura. È vero che l’inchiesta avviata dalla procura di Roma ha inciso in maniera significativa sulla tenuta del consiglio comunale nel momento in cui governavo la città, soprattutto per gli effetti che hanno destabilizzato il Partito Democratico».
Infatti doveva essere lei il baluardo dei dem romani.
«Agli albori dell’inchiesta sembrò che il Pd volesse affidare a me la rigenerazione del partito, ma evidentemente si è preferito rivolgersi a Matteo Orfini, che garantiva totale asservimento a Matteo Renzi, piuttosto che al mio bisturi più incisivo. Gli attuali dirigenti del Pd hanno voluto impadronirsi del Pd romano piuttosto che riqualificarlo. Basti considerare che nulla del rapporto Barca è stato realizzato».
Ma la parola mafia non è stata strumentalizzata dalla politica: dal Pd al M5S?
«Io non parlerei di strumentalizzazione da parte del Pd della parola mafia, piuttosto direi che Renzi e Orfini hanno colto l’occasione per allontanare chi stava lavorando con onestà e determinazione per risanare bilancio e portare trasparenza. Azioni non gradite».
Anche lei però disse che si sentiva l’argine alla mafia.
«Non ho mai detto di essere un argine contro la mafia: la mia storia conferma che nei miei uffici si dovevano seguire le regole della legalità. Diciamo che chi entrava non bussava alla porta con i piedi perché aveva le mani impegnate dalle mazzette, come si narra per vicende di altri tempi...».
Vista la sentenza è stato giusto non sciogliere il Comune per mafia. E forse nemmeno Ostia, il X municipio, se lo meritava o no?
«È noto che sciogliere il Municipio di Ostia per mafia non sia stata una mia decisione, ma del governo italiano. Io posso solo commentare che chi era al governo voleva chiudere la mia esperienza marziana e il più rapidamente possibile».
Rimane, come si evince dalle condanne, un sistema di corruzione molto radicato in Campidoglio. C’è chi le rimprovera di non essersene accorto.
«Chi mi rimprovera di non essermi accorto della corruzione del Campidoglio è lo stesso coro che ha determinato la gita dal notaio. Sono gli stessi che mi rimproveravano la guida della Panda rossa nella zona a traffico limitato, i petali di rosa ai funerali dei Casamonica e l’invito alla messa del Papa a Filadelfia».
Erano in malafede?
«Sì, espressi tutti i miei timori per il malaffare e la criminalità organizzata dopo solo un mese dalla mia elezione, basta guardare in internet. Ma venni smentito dall’allora prefetto Pecoraro».
In questo anno la sindaca Raggi ha usato l’alibi dell’inchiesta? Lei quale giudizio dà all’operato del M5S?
«Il disastro di Roma è sotto gli occhi di tutti. Roma purtroppo è malata, lo è da decenni. Per il bene di Roma servirebbero persone responsabili, visionarie o almeno capaci. Certamente chi la guida in questo momento non è all’altezza del compito. Questo significa riconsegnare la città, non voglio dire se consapevolmente o con superficialità, ancora una volta a quelle persone che nel vuoto di visione progettuale hanno sempre fatto buoni affari: per loro, non per la Capitale».
Per concludere: Ignazio Marino ha chiuso definitivamente con la politica? È sempre più lontano dal Pd di Renzi?
«Io non ho chiuso con la politica intesa come impegno sociale e di contributo intellettuale. Sono stato senatore e sindaco della Capitale, è ovvio che mi senta impegnato con il mio Paese e con la sua Capitale. Ma mi sento lontanissimo dal Pd di Renzi e soffro per il protrarsi dell’agonia a cui è sottoposto il partito che ho contribuito a fondare».
È vero che guarda al movimento di Giuliano Pisapia? Potrebbe candidarsi alle prossime politiche?
«Comprendo gli sforzi di Pisapia, Speranza, Bersani e D’Alema, come gli interventi di Prodi e Letta. C’è un tempo per ogni cosa, e se sarà richiesto il mio contributo ci sarà il tempo per valutare».