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 2017  luglio 20 Giovedì calendario

Acquisizioni spericolate. La stretta di Pechino su Wanda e le altre big

Wang Jianlin, uno tra gli uomini più ricchi della Cina, è finito nel mirino delle autorità di Pechino. Negli ultimi anni il gruppo Wanda, fondato nel 1988 da questo ex-soldato dell’Esercito Popolare di Liberazione, è stato tra i più attivi nelle acquisizioni all’estero: controlla circa 8,200 sale cinematografiche in giro per il mondo, oltre che decine di shopping mall, hotel e anche una squadra di calcio in Spagna. Ma, secondo un documento circolato on-line, da lunedì l’autorità di regolazione del sistema bancario cinese avrebbe imposto ai principali istituti di credito di sospendere la concessione di prestiti per finanziarie acquisizioni di Wanda fuori dai confini della Repubblica Popolare. 
Insomma, la China Banking Regulatory Commission (CBRC) avrebbe concluso che alcune operazioni del tycoon cinese ricadrebbero sotto le «restrizioni sui movimenti dei capitali varate lo scorso anno», oltre che nella categoria degli «investimenti irrazionali». Tra queste c’è l’acquisizione annunciata a gennaio del Nordic Cinema Group e di Carmike, il quarto operatore nelle sale degli Stati Uniti. Ma che Wanda non navigasse in buone acque, agli analisti è stato chiaro la scorsa settima, quando a sorpresa il gruppo di Wang Jianlin ha annunciato la vendita a Sunac China Holding di decine di hotel e 13 parchi a tema. Un’operazione dal valore di 9,3 miliardi di dollari e il cui scopo doveva essere «ripianare una larga porzione del debito». Dopo giorni di forte volatilità sui mercati, ieri – con un altro colpo di scena – il colosso di Wang ha annunciato che solo i parchi saranno ceduti a Sunac per 6,5 miliardi, mentre gli hotel saranno comprati da R&F Properties, con sede nella città di Guangzhou, per 3 miliardi. 
Le restrizioni annunciate dall’autorità di regolazione del sistema bancario cinese seguono di poche settimane la notizia che Cbrc avrebbe chiesto alle banche cinesi di valutare l’esposizione debitoria e il potenziale rischio sistemico legato alle fusioni e acquisizioni all’estero concluse da alcuni colossi del capitalismo cinese.
Le autorità di Pechino hanno provato a far luce proprio su Wanda, ma anche del gruppo Fosun, del conglomerato Hna e di Anbang Assicurazioni. Gli analisti temono che alcuni di questi giganti economici possano aver contratto debiti che minacciano la tenuta del sistema finanziario e minare la salute dell’economia cinese. Oltre ai timori per la tenuta del sistema finanziario, Pechino sta indagando su episodi di corruzione e di operazioni illecite nel settore. A giugno si è diffusa la notizia dell’arresto di Wu Xiaohui, presidente e fondatore del gruppo Anbang Assicurazioni: un colosso da 30mila dipendenti, asset per 290 miliardi di dollari. Apparentemente, Wu Xiaohui poteva contare sulla protezione politica ai massimi livelli. Mentre mancano pochi mesi al XIX Congresso del Partito comunista, Pechino sta cercando di mettere ordine nel settore. Settimana scorsa è stato lo stesso presidente Xi Jinping a convocare la National Financial Work Conference. Nel corso della riunione a porte chiuse che si tiene ogni cinque anni, le autorità di Pechino hanno annunciato di voler concedere maggiori poteri di controllo alla People’s Bank.