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 2017  luglio 20 Giovedì calendario

La Cina avvisa Suning: non spendete troppo

MILANO La pesante accusa l’ha lanciata la tv di Stato cinese CCTV, con un’inchiesta sugli investimenti all’estero nel mondo del calcio. La domanda era diretta: che senso ha per Suning acquisire una squadra come l’Inter che negli ultimi cinque anni ha collezionato debiti per 275,9 milioni? La risposta l’ha fornita Yin Zhongli, membro dell’Accademia Cinese delle Scienze Sociali. «Molte di queste operazioni fuori dalla Cina hanno poche opportunità di generare flussi di cassa, non posso escludere l’ipotesi di riciclaggio».
L’inchiesta di CCTV non si riferiva solo a Suning, ma ai cinesi che operano nel calcio. Sotto accusa da tempo è il colosso Wanda (da poco maggior sponsor della Fifa) cui sono state bloccate operazioni miliardarie. Nel mirino c’è anche il Milan, in patria ha sorpreso l’infilata di acquisti. Sulla tv di stato non passano indiscrezioni o notizie non autorizzate, il «fuoco amico» è un monito del governo. Il presidente Xi Jinping ha spinto a investire nel calcio, ma il sospetto è che in troppi tentino di esportare capitali fuori dal Paese. La risposta di Suning è arrivata da Sun Weimin, vicepresidente del gruppo della famiglia Zhang. «Ho visto la notizia di CCTV. La politica industriale interna è un forte sostenitore di Suning per gli investimenti all’estero, i mercati d’oltremare sono al servizio di quello cinese. Investendo nell’Inter è più facile comprendere i possibili sviluppi nel mondo del calcio e sviluppare anche quello cinese».
Estratta dal burocratese la lettura è un riallineamento: operiamo in sintonia con il governo per migliorare il calcio in Cina. Ha picchiato duro anche il South China Morning Post, chiedendosi perché si continua a investire in club che bruciano milioni e dove finiscono i soldi immessi nel calcio. E ha tirato in ballo Li Yonghong del Milan, «uno sconosciuto uomo d’affari che si è fatto prestare 300 milioni dal fondo Elliot per chiudere un acquisto da 740», si legge.
Il patron e fondatore di Suning, Jindong Zhang, era a Washington al meeting dei leader finanziari di Cina e Stati Uniti e rientrerà a Nanchino nel fine settimana. Si dice tranquillo. Però le azioni del gruppo Suning hanno oscillato paurosamente, prima perdendo in Borsa il 6,5% e poi risalendo un poco. Il governo cinese teme che molti vogliano spostare i loro assett fuori dal Paese, ma accostare il nome di Suning al riciclaggio desta scalpore. Con l’acquisto prima del Jiangsu e poi dell’Inter, Zhang ha creato una sinergia sportiva e il ritorno per il brand c’è già stato sul mercato interno e estero: in Italia e in Europa fino a un anno fa (quando venne acquistata l’Inter) nessuno conosceva Suning. Particolare è il timing dell’operazione di CCTV, proprio nel giorno dell’arrivo a Nanchino dei nerazzurri per la tournée. Lo stesso Spalletti, in visita con la squadra al quartier generale di Suning, è rimasto colpito «per la maestosità, per la grandezza con 25 mila uffici: si può intuire l’impronta che Suning vuole dare al calcio e noi dobbiamo essere all’altezza».
È necessario un mercato «all’altezza» e il caso esploso ieri avrà conseguenze. Era lecito aspettarsi investimenti pesanti per rinforzare la squadra. In quest’ottica l’ultimo cda ha conferito al 26enne Steven Zhang, figlio del patron, la delega di firma per acquisti di calciatori fino a 40 milioni. La stretta del governo però limita lo spazio di manovra: colpi troppo rumorosi non passano inosservati e soprattutto non sono graditi. Mercato sì, ma con giudizio. La Cina guarda e non approva.