Corriere della Sera, 20 luglio 2017
Pensionati, corsa all’estero
ROMA L’Inps paga ogni anno circa 373 mila pensioni a soggetti residenti all’estero per una spesa di oltre un miliardo di euro. Solo che, ha sottolineato ieri il presidente dell’Inps Tito Boeri in un’audizione parlamentare, l’83% di questi assegni ha alle spalle una contribuzione inferiore a 10 anni e beneficia quindi di prestazioni assistenziali aggiuntive «quali le integrazioni al minimo o la quattordicesima». Per quest’ultima voce l’Inps ha pagato nel 2017 l’aumento di pensione a 89 mila pensionati residenti all’estero, spendendo 35,6 milioni, spesso in Paesi dove «esistono redditi minimi garantiti» e altre prestazioni assistenziali che scattano al di sotto di certi redditi. Paradossalmente, quindi, «l’Italia – osserva Boeri – con le quattordicesime erogate a residenti all’estero, sta di fatto riducendo gli oneri per la spesa assistenziale di altri Paesi».
Non solo, queste spese che l’Italia potrebbe risparmiare finiscono per alimentare i consumi di altre economie. Il fenomeno è in crescita con l’aumento dei pensionati che si trasferiscono all’estero attratti da un insieme di condizioni che alcune località, dalle Canarie al Portogallo, offrono: costo della vita inferiore; incentivi fiscali mirati ad attirare i pensionati dall’estero; clima favorevole.
Boeri è da tempo che sottolinea queste distorsioni della spesa assistenziale, ma per ora dal governo non sono arrivati segnali di interesse a intervenire. Va avanti invece la discussione su come introdurre una «pensione di garanzia» per i giovani con carriere discontinue. Eventuali misure saranno decise in autunno. Ma il presidente della Confindustria, Vincenzo Boccia, frena: «Dire che diamo una pensione ai giovani che non hanno lavoro è offensivo. Piuttosto si tagli il cuneo fiscale per tre anni, per creare lavoro. Costerebbe un terzo del progetto pensioni».