la Repubblica, 19 luglio 2017
Di cosa si parla a Londra. Un film senza lieto fine
C’era una lacuna nella cinematografia celebrativa della seconda guerra mondiale, concorda la stampa inglese, ed ora è stata brillantemente colmata. Accanto a capolavori come Il giorno più lungo e Il ponte sul fiume Kwai, arriva in questi giorni nelle sale di Londra Dunkirk, epico film di Christopher Nolan, con un cast di super star, sulla drammatica fuga dalla Francia attraverso la Manica di 400 mila soldati di Sua Maestà britannica a bordo di una flottiglia di piccole imbarcazioni di fortuna. Una sconfitta che, salvando la pelle dell’esercito di Churchill, mise le basi per la tenace resistenza a Hitler e la rivincita quattro anni più tardi, quando i “Tommies” d’Inghilterra, insieme agli Yankee americani, riattraversarono il canale nella direzione opposta per liberare l’Europa. Tutti i critici la esaltano come la pellicola dell’estate, forse dell’anno. Nessuno, per il momento, ci vede una metafora della Brexit: sebbene il messaggio del film, fuggire ad ogni costo da un continente in fiamme, andrebbe bene anche come propaganda per gli irriducibili che vogliono uscire dall’Unione europea. Senonché ormai non passa giorno senza moniti, sondaggi e ripensamenti sull’infausta decisione di divorziare dalla Ue, aumentando il timore che la Brexit, a differenza di Dunkirk, non avrà un lieto fine. Gli inglesi, nel 1940, fuggirono dall’Europa per ritornarci. Chissà se capiterà di nuovo.