Corriere della Sera, 19 luglio 2017
Un cavillo salva migliaia di studenti americani dal debito
Alle decine di migliaia di ragazzi interessati sarà sembrato un miracolo, dopo mesi di battaglie nei tribunali. I debiti da loro contratti con fondi privati per pagare le tasse universitarie – per un totale di 5 miliardi di dollari – e che non erano riusciti ad onorare nei tempi previsti, non sono più esigibili: i documenti utili a certificare i loro obblighi sono infatti incompleti, o addirittura introvabili. Il caso raccontato ieri dal New York Times per quanto sorprendente non sarebbe unico: dozzine di cause contro ex studenti sono state chiuse, con la conseguente cancellazione delle somme dovute, per ragioni simili. Dietro lo smarrimento delle prove dell’insolvenza un meccanismo che ricorda molto la crisi dei mutui subprime: quelli in questione sono prestiti fatti agli studenti anni fa da decine di banche differenti, poi «impacchettati» da società finanziarie e venduti agli investitori. Ed ecco che nei diversi passaggi di mano può accadere che si perdano (nel caso dei subprime ci furono anche molti casi di contraffazione) le prove sui debitori. Che la crisi dei debiti universitari – 1,4 trilioni di dollari che pesano sulle spalle di 44 milioni di giovani o ex giovani americani – sia un’emergenza nazionale non lo pensano ormai solo i Millennial s (i quali addirittura, secondo un recente sondaggio, al 70% la ritengono una minaccia più temibile delle imprevedibili mosse del regime di Pyongyang). Tanti giovani arrivano alla fine del percorso di studi con un conto da pagare che si avvicina o supera i 100 mila dollari, anche perché spesso i fondi federali non sono sufficienti, e ci si rivolge come nei casi in questione ai privati, che hanno tassi di interesse in continua crescita e mancano delle protezioni per i consumatori offerte dalla Stato (come per esempio opzioni di restituzione basati sul reddito).
E se il piano che aveva reso Bernie Sanders il candidato più amato dagli studenti – college pubblico gratis per tutti – è forse utopico, che l’attuale stato delle cose sia insostenibile è un fatto. Gli ex ragazzi che non riescono a restituire i soldi presi in prestito non saranno in grado di comprare una casa, avviare una impresa, essere partecipanti attivi dell’economia. E i costi della loro insolvenza finiranno per gravare sul resto dei contribuenti.