Avvenire, 18 luglio 2017
Non più ultimo ma nuovo stadio. Tanti i club che sognano nuovi impianti. A Cagliari il progetto è molto avanti, Frosinone inaugurerà il “Benito Stirpe”
Tanti progetti e ora una legge che aiuta a non avere più alibi. L’Italia del pallone è un cantiere per ora fatto di disegni, rendering e richieste di autorizzazione, più che di ruspe e gru. Ma da Bergamo a Benevento sono tanti i club che sognano uno stadio nuovo. Ineludibile necessità dell’economica del pallone che impone di avere un impianto di proprietà per aumentare i ricavi. Finora gli unici a esserci riusciti sono Juventus, Udinese e Sassuolo. Gli emiliani hanno acquistato lo stadio di Reggio Emilia, primo esempio di struttura appartenente a un club, realizzato dall’allora dirigente della Reggiana, Franco Dal Cin, addirittura a metà degli anni ’90. Piemontesi e friulani invece hanno ricostruito la loro casa grazie alla formula del diritto di superficie a 99 anni.
Passi concreti da parte di Atalanta e Cagliari. I bergamaschi hanno comprato l’Azzurri d’Italia battendo l’Albinoleffe all’asta indetta dal Comune. La società di Percassi in precedenza era già intervenuta realizzando una fila di posti privilegiati a bordo campo per gli sponsor più munifici e i tifosi vip. Innovazione copiata a San Siro nell’ammodernamento (per la verità non così sostanziale) che ha preceduto la finale di Champions League del maggio 2016. A Cagliari i rossoblù hanno iniziato la marcia di avvicinamento a un nuovo Sant’Elia. A fianco dello stadio attuale sono state posate le prime pietre della struttura sostitutiva dove giocherà il Cagliari in attesa del completamento dei lavori. La vicenda di Roma, sponda giallorossa, è diventata materia politica per l’iniziale contrarietà della giunta Raggi. Se Pallotta riuscirà nell’impresa, la Lazio resterà sola all’Olimpico, anche se Lotito culla (o ha cullato) il desiderio di un Flaminio biancoceleste che, ai tempi d’oro del suo massimo potere in Figc, avrebbe dovuto ospitare alcuni uffici federali. De Laurentiis ha avuto parole di fuoco nei confronti del Comune di Napoli per le condizioni del San Paolo. Sampdoria, Fiorentina e Bologna sono da anni alle prese con i progetti di un nuovo stadio. Molto avanti il Frosinone che nella prossima stagione scenderà in campo nel nuovo “Benito Stirpe”. Il Benevento interverrà sul “Vigorito” per renderlo più adatto alla Serie A nella prima storica stagione nella massima divisione della formazione di Baroni. A Bari invece la strada è resa accidentata da alcuni problemi burocratici.
Il quadro restituisce l’immagine di un calcio italiano che non può più stare fermo di fronte alla questione principale degli ultimi anni. «Con la nuova legge non ci sono più scuse. Adesso esistono tempi certi. Resta qualche dettaglio che potrebbe essere perfezionato. Ma nel complesso la normativa va bene», spiega Fabio Bandirali, esperto nel settore immobiliare sportivo, tra i fondatori di Sportium, consorzio creato per unire le competenze di professionisti nell’impiantistica sportiva per favorire la nascita di nuove strutture in Italia (presenti, tra gli altri, Massimo Roj e Giovanni Giacobone di Progetto CMR, e David Manica, architetto statunitense, consultato da diversi club italiani negli ultimi anni e ideatore recentemente della nuova VTB Arena a Mosca). «È importante capire – continua Bandirali – che non tutti gli stadi devono essere uguali. In una piccola città, con scarse attrazioni turistiche, ad esempio, non avrà molto senso realizzare un hotel a cinque stelle. Imprescindibile invece avere una buona offerta di ristorazione per invogliare i tifosi ad arrivare prima e andare via dopo la partita con ritorno economico positivo per il club».
Il ventaglio dei possibili servizi è davvero ampio: «Non solo intrattenimento classico, come cinema, negozi, centro commerciali, bar e museo. La città o il quartiere possono avere bisogno di uffici, nursery, palestre, parcheggi, aree concerti o centri medici convenzionati con un’attenzione particolare agli sportivi. Ma le possibilità sono illimitate: in Spagna qualche club ha pensato addirittura a vendere loculi nelle mura dello stadio per i tifosi più sfegatati. Un po’ macabro, ma funziona…». Senza trascurare le opportunità nel campo delle energie rinnovabili: ad esempio, lo Stade de Suisse a Berna, dove gioca lo Young Boys, ha pannelli fotovoltaici sulla copertura. In Germania esistono stadi alimentati con energia talassotermica. «È importante far capire che lo stadio rappresenta un’opportunità per tutta l’area circostante. In questi anni abbiamo assistito al recupero di zone depresse grazie agli impianti sportivi. È successo a Londra con la nuova casa del Tottenham. E qualcosa di simile succederà a Torino con lo Juventus Village alla Continassa». In questo scenario sorprende l’immobilismo di Milano. Su San Siro è tutto fermo. L’Inter di Suning ha un progetto molto ambizioso di rifacimento dell’impianto con chiusura del terzo anello, trasformato in un settore con bar, ristoranti e negozi, e una nuova area accoglienza esterna. Ma occorre sempre attendere i movimenti del Milan, alle prese con la nuova proprietà. I nerazzurri, visto lo stallo, potrebbero partire con gli interventi al di fuori dal perimetro del Meazza.