Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  luglio 18 Martedì calendario

«Io, Faustino Coppi e quel papà immortale. Per lui ho aperto il mio album dei ricordi»

Dalla prima monografia di Vincenzo Baggioli del 1942, solo in Italia sono stati dedicati al Campionissimo quasi 230 titoli. Ma l’ultimo dato alle stampe – «Un’altra storia di Fausto Coppi – Lettere di un figlio a suo padre» – ha un sapore speciale. Perché la firma è appunto di Faustino, il figlio del grande campione e di Giulia Occhini, che dal suo privilegiato «punto di osservazione», ci racconta un Coppi inedito, visto e vissuto con gli occhi di un bambino, che adorava il padre a prescindere da quello che rappresentava per milioni di tifosi. Una sorta di album dei ricordi, un film su carta in cui si intrecciano pensieri e domande a papà, piccoli spicchi di memoria dell’ultimo Coppi, a distanza di 57 anni dalla tragica morte del Campionissimo. 

RESTIO «Perché questo libro e perché solo adesso? L’idea me l’ha lanciata lo scorso anno l’amico giornalista Salvatore Lombardo» spiega Faustino Coppi. «Sono sempre stato restio a scrivere qualcosa su mio padre, ma poi l’incontro con Salvatore mi ha convinto, la sua insistenza mi ha fatto come piacere. Ho pensato che fosse bello ripercorrere certi momenti. E condividere i miei personalissimi ricordi con i tanti appassionati che hanno nel cuore Fausto Coppi. Per me è stata anche l’occasione per rivivere emotivamente i primi anni della mia esistenza accanto a papà».

RICORDI VIVI Aveva 4 anni e mezzo quando il Campionissimo, alle 8.45 del 2 gennaio 1960, si spense all’ospedale di Tortona, stroncato da un attacco di malaria scambiato per influenza. Il libro comincia proprio col racconto dell’addio, visto con lo stato d’animo di allora. E quasi sembra di tornare a quei giorni, di essere lì accanto a Faustino, incapace di capire che cosa stia realmente succedendo attorno a lui. «Gli ultimi giorni di mio padre sono quelli che rammento più vivamente. Non un ricordo vero e proprio, ma tanti flash, tanti piccoli attimi cristallizzati: ero un bambino, non potrebbe essere diversamente. Ma nel mio album di immagini vivissime ci sono anche i nostri momenti intimi, lui che mi fa giocare, che mi insegna ad andare in bici, lui che mi coccola. Non ho ricordi, invece, di papà corridore». Quelli li ha raccolti per strada negli anni, tramandati da mamma Giulia, dalla sorella Marina, dagli amici più stretti di papà, ma anche dai tantissimi appassionati che incontra tutti i giorni, su e giù per l’Italia. «Da sempre, anche grazie a loro, al loro affetto, ai loro vibranti ed emozionati racconti, è come se papà fosse immortale. È la più bella eredità che potesse lasciarmi».