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 2017  luglio 17 Lunedì calendario

Clamoroso: il premier vuole fare il bis e commissiona un sondaggio su se stesso

Tutti glielo sussurrano in un orecchio: sei popolare, stai piacendo agli italiani. Più taci, più piaci, perché a un silenzio così non erano più abituati. Mai in un talk-show, mai in prima fila. Mai una polemica diretta con qualcuno. Mai in vetrina: è proprio quello che cercavano dopo tanti anni. A forza di sentirselo dire, Paolo Gentiloni comincia a crederci. Forse è lui il cavallo vincente del Pd. E se il Pd non ce la dovesse fare da solo, forse è lui l’unica soluzione del governo che verrà. 
Ma uno come lui che non sgomita, che non fa la ruota come un pavone, che non crede alle leggende metropolitane, per convincersene davvero ha bisogno di leggerlo nero su bianco. Così il presidente del Consiglio-ombra (è lui in carica, ma non si vede proprio) un bel giorno della scorsa primavera ha chiamato nel suo ufficio il segretario generale di palazzo Chigi, consigliere Paolo Aquilanti. E l’ha lanciata lì: «Che ne direbbe di un bel sondaggio ufficiale, di quelli fatti con tutti i crismi e la massima professionalità, per capire che cosa gli italiani pensano davvero di me e del governo che guido?». Non che l’esecutivo fin qui abbia fatto chissà che di proprio: in sostanza ha giocato gran parte di questi mesi nel discusso salvataggio bancario, nel tentativo non particolarmente riuscito di affrontare l’emergenza migranti e nella corsa per rendere obbligatori un gran numero di vaccini. Quest’ultima porta la firma del premier e dei suoi ministri, ma come battaglia se l’è intestata il segretario del Pd, Matteo Renzi, che ne ha fatto un’arma puntata contro il Movimento 5 stelle e la sua varietà di opinioni in materia, utilizzata già durante la campagna delle primarie per la segreteria del partito. Ben altre poche cose memorabili si ricordano di questo governo, ma siccome Gentiloni è convinto zitto zitto di averne fatte un mucchio in pochi mesi, ha chiesto ad Aquilanti di cercare un sondaggista che tastasse il polso degli italiani anche sulle singole mirabilanti iniziative dell’esecutivo. 
Così il segretario generale della presidenza del Consiglio ha autorizzato il 21 aprile scorso una «procedura di affidamento diretto per la realizzazione di un servizio di sondaggio dell’opinione dei cittadini in merito alla attività e alle decisioni del governo da svolgersi con i sistemi di rilevazione Cati/Cawi, nonché con analisi testuale dei social network, previa analisi di mercato da realizzarsi con una richiesta di offerta ad almeno 3 operatori economici accreditati», a patto che la spesa non fosse superiore a 37.500 euro più Iva. La ricerca è durata a lungo, ma alla fine il 3 luglio scorso è stato firmato il contratto con la Ipsos di Ferdinando (detto Nando) Pagnoncelli con una spesa anche un pizzico inferiore -36 mila euro più Iva – e il 7 luglio scorso la presidenza del Consiglio ha reso pubblica la scelta. Il contratto è stato affidato al direttore generale di Ipsos, Jennifer Ann Hubber, una bella signora bocconiana di origine uruguaiana, che ora dovrà dare le risposte che cerca Gentiloni. 
La società di Pagnoncelli per altro già più volte in questi mesi aveva censito (come altri istituti di rilevazione) la popolarità del premier in carica, partita all’inizio non particolarmente alto anche perché non pochi italiani ne ignoravano l’esistenza, e salita di mese in mese in modo molto rapido, lasciandosi alle spalle tutti gli altri leader politici tradizionali, Matteo Renzi compreso. Ora, a parte sapere che piace agli italiani (se ne è già accorto), Gentiloni cerca di capire quali sono le sue caratteristiche e le sue decisioni che hanno contribuito a fare alzare in quel modo l’indice di popolarità. Anche se è possibile che da quei dati riceva una doccia fredda: quel che sembra più gradita è la sua anoressica presenza in scena, proprio per contrasto con la bulimia che l’ha preceduto. Difficile che questo sia sufficiente a fargli correre il rischio di giocare in proprio...