Libero, 14 luglio 2017
Eataly perde 11 milioni. Farinetti sulla graticola
Il 2016 si è chiuso senza grandi soddisfazioni per Oscar Farinetti. Secondo il Sole 24 Ore, che ha potuto visionare il bilancio, le attività italiane di Eataly hanno registrato un calo del fatturato di 32 milioni (da 211,7 a 178,8 milioni) che ha provocato una perdita di esercizio di 11 milioni (713 mila euro l’utlie dell’anno precedente). Le attività estere (che valgono all’incirca altri duecento milioni di fatturato) non sono state, evidentemente, sufficienti a colmare il buco che si è aperto in Italia.
Gli amministratori spiegano che gran parte dell’arretramento è costituito dal riflesso negativo del dopo-Expo. Durante la manifestazione del 2015, infatti, sono stati realizzati 20 ristoranti regionali e rotazione che hanno portato in alto il fatturato. Nel 2016 il turbo si è spento mentre c’è stato l’aumento del 5% del costo del lavoro e del 4% del costo dei servizi. Un bel salto che, in presenza di un contenuto incremento dei prezzi, ha determinato una sensibile contrazione dei margini. L’anno scorso, infatti, i negozi di medie dimensioni sono cresciuti di qualche punto percentuale mentre i più piccoli hanno mostrato un andamento piatto.
Una dinamica economica tanto oscillante spiega per quale ragione della quotazione in Borsa di Eataly non è più una priorità. L’appuntamento era stato fissato inizialmente per il 2015. Poi è stato rinviato. Anno dopo anno è scivolato in avanti e adesso non se ne parla più.
A questo punto è forte il dubbio che Farinetti avesse usato il tema della quotazione come strumento di marketing per attrarre nuovi investitori. Da questo punto di vista ha certamente raggiunto l’obiettivo considerando la crescita di appeal della società. Nel 2013 Gianni Tamburi ha investito valutando tutta l’azienda 500 milioni. L’anno scorso le Coop già erano arrivate a un miliardo.
In realtà Eataly è ancora una stat up che ha ancora bisogno di essere strutturata come dimostra l’aumento che c’è stato l’anno scorso del costo del lavoro e di quelli relativi alla fornitura di servizi (dalla logistica all’informatica).
Nel frattempo si è fatta più aspra la concorrenza. A cominciare da Autogrill che, a Milano, ha lanciato il Mercato Duomo. Senza contare, naturalmente, il canale on line. Altri competitori si stanno facendo avanti all’estero. Soprattutto negli Usa. Non a caso lo chef Joe Bastianich, che sembrava interessato a prendere una quota della filiale americana (o in alternativa della capogruppo italiana) si è defilato.
Infine la crescita del fatturato. Per il 2016 Farinetti contava di arrivare a 420 milioni. In realtà fra l’Italia e l’estero non andrà oltre 380 milioni. Per il 2017 le previsioni espresse dall’amministratore delegato Andrea Guerra indicano l’obiettivo di 500 milioni. Prevista anche una forte crescita dei punti vendita: almeno tre aperture l’anno (con ounte di cinque) da aggiungere ai 38 negozi esistenti. La strada per Piazza Affari, però, appare ancora lunga.