la Repubblica, 16 luglio 2017
Le ceneri di Liu Xiaobo. «Lo hanno cremato per cancellarne il ricordo»
PECHINO Neppure un cadavere per piangere. La battaglia sul corpo di Liu Xiaobo adesso è finita davvero: facendo scomparire il corpo, appunto, del reato che il regime temeva più di ogni cosa – “incitamento al sovvertimento dello stato”. Le ceneri del Nobel per la pace disperse in mare sono l’ultimo sfregio alla memoria del dissidente-poeta che scriveva esattamente il contrario: «I vivi devono ascoltare le voci dalla tomba». La tomba, allora, era quella di un giovane ucciso a Tiananmen: «Quando cadesti, la bandiera in mano, avevi 17 anni appena. Io ho continuato a vivere: ma di fronte alla tua morte, vivere è un crimine».
Quel «crimine» Liu Xiaobo l’ha pagato con la sua vita, ucciso a 61 anni dal tumore nel letto dell’ospedale-prigione di Shenyang, solo formalmente in libertà condizionale dopo sette anni in cella. L’hanno cremato «perché non ci fosse nulla che lo ricordasse sulla terra cinese», dice adesso Hu Jia, l’amico dissidente: «Ma noi sappiamo che la sua casa è Pechino, la sua casa spirituale è questa, qui aveva trovato anche il suo amore».
Anche alla casa spirituale del suo amore, però, hanno messo le sbarre da sette anni, un anno dopo la condanna del marito: è da allora che Liu Xia vive ai domiciliari, senza che le venisse notificato alcun reato, e da allora la poetessa è entrata in una terribile depressione che la malattia e la morte del marito ora hanno aggravato.
Adesso è il mondo intero a chiedere la sua liberazione. La chiedono le Nazioni Unite, la chiedono gli Usa e la chiedono Germania, Regno Unito e Francia, l’Italia non pervenuta. Amnesty International ha dato vita a una petizione mondiale. E la presidente del comitato per il Nobel per la Pace, Berit Reiss-Andersen, ora dice che le hanno negato perfino il visto per quello che doveva essere il funerale è invece è stata l’ennesima scenetta diffusa con cura: il corpo di Liu Xiaobo in una bara, i fiori bianchi, i pochi parenti, Liu Xia con gli occhialoni scuri confortata da suo fratello. Immagini da propaganda come la foto sempre di Liu Xia, il capo completamente rasato, che assiste allo spargimento in mare delle ceneri.
Segue, in separata sede, tanto di dichiarazione di Liu Xiaoguang, il fratello maggiore del dissidente che non condivideva le sue scelte e ora infatti ringrazia il partito per essersi preso cura di lui in questa «situazione speciale». Gli chiedono: perché non c’è al tuo fianco Liu Xia? «La sua salute non è buona, purtroppo non è potuta venire». Purtroppo. Eppure Zhang Qingyang, il capo dell’informazione di Shenyang, dice addirittura che «è attualmente libera». Libera? «Ma ha appena perso il marito. È triste. È in questo periodo di lutto non vuole essere disturbata. È la volontà di famiglia. È naturale».
Neppure un cadavere per piangere: è naturale che Liu Xia stia malissimo, è naturale che adesso vogliano cancellare anche il suo di ricordo, è naturale che vogliano lasciarla consumare nella depressione.