la Repubblica, 16 luglio 2017
«Nelle carceri di Ankara tra scrittori e attivisti»
ISTANBUL Da sei anni sono membro del Parlamento turco, presso il quale rappresento il Partito repubblicano – attualmente all’opposizione: un ruolo che mi ha costretta a specializzarmi nel sistema carcerario turco. Questo perché il governo del Partito per la giustizia e lo sviluppo (Akp) del presidente Recep Tayyip Erdogan sta perseguitando con sempre maggiore frequenza politici, attivisti, professionisti e qualsiasi cittadino si opponga alla sua guida. I cittadini arrestati dopo il fallito colpo di Stato del luglio scorso sono migliaia.
Ho iniziato a recarmi nelle carceri nel 2011, visitando cinque detenuti. Oggi ne visito più di cinquanta, e tra questi figurano alcuni giornalisti dei quotidiani Cumhuriyet e Birgun, che manifestano un atteggiamento critico nei confronti del governo di Erdogan. Uno di essi è Musa Kart, vignettista di Cumhuriyet, detenuto insieme ad altri undici colleghi dallo scorso ottobre con l’accusa di aver “collaborato con un’organizzazione terroristica armata di cui non facevano parte”. Il pubblico ministero ha chiesto per ciascuno di loro pene sino a ventinove anni. I capi di accusa nei confronti di scrittori e giornalisti sono talvolta farseschi. Tra le prove incriminanti nei confronti di Atilla Tas, un editorialista attualmente in carcere, figura un tweet nel quale aveva scritto: “Edison non avrebbe inventato la lampadina se gli fosse servita per vedere cosa accade ai giorni nostri!”. La lampadina è il simbolo dell’Akp.
Le prigioni turche pullulano di scrittori, giornalisti e professionisti, per far posto ai quali trentottomila detenuti accusati di frode, stupro, rapina sono stati rilasciati anzitempo. Nel 2015 all’interno delle carceri turche si sono tolte la vita quarantatré persone. Amnesty International e Human Rights Watch hanno riferito di torture e maltrattamenti. Malgrado detenzioni arbitrarie, in alcuni casi sino a dieci mesi, la messa in stato di accusa non arriva mai. Pur avendo diritto a dieci libri a settimana, i detenuti ne ricevono uno al mese. Ho sentito dire che uno di loro si è sentito rispondere: «Il libro non è disponibile, ma se ti interessa il suo autore è detenuto qui dentro».
L’autrice è parlamentare del Partito popolare repubblicano
(Traduzione di Marzia Porta)