la Repubblica, 15 luglio 2017
Diventare italiano è più facile per un adulto
ROMA Vuoi diventare cittadino italiano? Meglio allora che entri nel Paese da adulto. Se nasci e cresci qui, ma hai papà e mamma stranieri, le cose si fanno assai più complicate. È il paradosso della legge sulla cittadinanza, datata 1992. A denunciarlo è la forza dei numeri: ben il 60% dei nuovi passaporti tricolori riguarda infatti gli adulti. Per lo più, albanesi, marocchini e romeni. Insomma, oggi è più facile che diventi cittadino italiano un immigrato adulto, arrivato da chissà dove, che un bambino che nasce qui, cresce qui, studia qui.
Da mesi opinione pubblica e partiti si dividono sullo ius soli, la riforma in discussione al Senato, che introduce la possibilità per i nati in Italia da genitori stranieri di richiedere la cittadinanza (a determinate condizioni: frequentare un ciclo scolastico quinquennale o avere un genitore “soggiornante di lungo periodo”) senza dover attendere i 18 anni. Tuttavia la riforma dello ius soli modifica solo una parte della normativa sulla cittadinanza (legge 91 del 1992), ovvero quella riferita ai minori. Da tempo invece il 60% delle acquisizioni di cittadinanza riguarda gli adulti che, dopo un periodo di residenza di dieci anni o un matrimonio con un italiano, possono ottenere la naturalizzazione.
A confermarlo sono i numeri di una ricerca della Fondazione Leone Moressa. I risultati? Innanzitutto emerge la straordinaria crescita dei “nuovi italiani”: «Osservando la serie storica delle acquisizioni di cittadinanza in Italia – scrivono i ricercatori – notiamo come la crescita sia stata continua ma costante dal 2006 al 2012, per registrare un’impennata negli ultimi 4 anni: nel 2013 si supera la soglia simbolica di 100mila naturalizzazioni, mentre nel 2016 si è toccata quota 200mila. Complessivamente, gli immigrati diventati italiani dal 2006 sono poco meno di un milione». In Italia il fenomeno è esploso negli ultimi anni: se nel 2006 eravamo il sesto Paese Ue (con circa il 5% del totale), dieci anni dopo siamo il primo Paese con più del 20% del totale delle naturalizzazioni Ue. Ma sono le classi d’età a denunciare l’anomalia di una cittadinanza più “facile” per gli adulti che per i bambini.
Qual è infatti l’età più frequente per diventare italiani? «La quota di under 19 è stata altalenante negli ultimi anni, attestandosi dal 2013 attorno al 40%. Anche gli over 50 sono rimasti piuttosto stabili, al di sotto del 15%. La quota più consistente è quella degli adulti 20-49 anni, che nel 2015 rappresenta il 46% del totale». Tradotto: ogni dieci nuovi italiani, ben sei sono già adulti.
La cosa, stando allo studio della Moressa, non deve stupire più di tanto, perché «al contrario di quanto si può pensare guardando il dramma degli sbarchi, l’immigrazione non è un fenomeno nuovo: si tratta per lo più di lavoratori (e loro familiari) presenti qui da oltre 10 anni. Negli ultimi anni, con la riduzione dei flussi per lavoro, gli ingressi principali sono stati i ricongiungimenti familiari, segno di stabilizzazione. Quindi, non sorprende che il 60% delle acquisizioni di cittadinanza in Italia riguardi gli adulti». Quello che semmai stupisce è che tutto questo resti fuori dal dibattito sullo ius soli. Insomma i nemici della cittadinanza “facile” (che poi facile non è) dovrebbero guardare più agli adulti che ai bambini.