La Gazzetta dello Sport, 17 luglio 2017
Caso Bonucci, il giallo di Cardiff continua ancora... Tensione, smentite, voci. Sempre con Leo
Chiellini e la sua foto profilo di Twitter. Il simbolo della Juventus stretto, ben stretto, sottolineatura evidente di appartenenza. E tanti hanno pensato ad un unico destinatario: il Bonucci milanista, soprattutto dopo le parole («Vince sempre il dio denaro») della sorella di Chiellini. Chissà. Il Bonucci... indiavolato è lo strappo dell’estate. Così come Cardiff ne è il tormentone. Martellante.
LANCETTE FERME Già, perché 44 giorni dopo quel 3 giugno l’orologio è ancora rotto. Fermo. Sull’ora del Galles. Anzi, su quel quarto d’ora di Cardiff. È il Giallo del Millennium, e cioè cosa diavolo è successo veramente in quell’intervallo con addosso una partita riacciuffata e poi scivolata via per manifesto sgonfiamento. A sentire tutti, di tutto. O di tutto un po’. La fenomenologia di Cardiff, il giallo di Cardiff, quasi un libro raccogliendo e affastellando tutto il detto e il sussurrato. Quei 15’ non hanno mai smesso di solleticare (e sollecitare) la curiosità di tifosi e no, social e no-social, on e off line. Vaffa, spinte, e chissà cos’altro. Qualcosa, comunque. Misteri.
MACCHÈ Da allora, però, solo grandinate: di smentite. Dal presidente Andrea Agnelli: «Come avviene in tutte le partite sono sceso negli spogliatoi prima, nell’intervallo e dopo. E sono stato testimone oculare. A Cardiff non c’è stato nessuno screzio, nessuna baruffa». Dall’ad Beppe Marotta: «Smentisco nel modo più assoluto, nessuna tensione tra i giocatori, fra Bonucci e Dybala. Allegri dava sicurezza a tutti, io ero presente e posso testimoniare che non è successo nulla. Anche su un ipotetico diverbio Barzagli-Bonucci la risposta è la stessa: no, loro sono molto amici». Da Andrea Barzagli che ieri ha scritto salutando Bonucci stesso: «Mi fa strano non vederti in spogliatoio, quello stesso spogliatoio che qualcuno ultimamente ha dipinto come ormai diviso, con invenzioni e fantasie su litigi e scontri. Ma noi conosciamo la verità. La verità è che non è successo niente». Dal Mandzukic irritatissimo che deve smentire un’intervista inventata in cui dice che Bonucci e Dani Alves si odiavano: «Mi stanno attribuendo parole che non ho mai detto riguardo a Dani e Leo, la gente che mi conosce sa che non sono il tipo che parla alle spalle: se devo dire qualcosa lo dico in faccia e di sicuro queste non sono mie parole». Da Dani stesso che davanti a quel fake racconta che «io e Bonucci siamo stati insieme a parlare della finale persa fino alle 6 di mattina, la smetta di buttare m... chi non sa niente». Scolorina.
COMUN DENOMINATORE E così, il giallo di Cardiff continua, va avanti. Cos’ha minato le gambe dei bianconeri, oltre al fatto che il Real Madrid si è fatto superiore e che, raccontava Allegri, «avevo Pjanic con un ginocchio in disordine e Mandzukic con una caviglia che si stava gonfiando»? È certamente successo che una squadra è cambiata da così a così, che era andata all’intervallo col vento a favore dell’1-1 di Mandzukic e che poi è sparita. Per i litigi? Questo fa parte della fenomenologia di Cardiff. Una cosa, in tutto questo magma gallese di voci e vox populi, fa da minimo comun denominatore: Leonardo Bonucci. Leo colpevole allora? Per i tifosi juventini sì, ma di aver scelto il Milan come via di fuga. Perché anche lui si era messo a smentire tuoni e toni forti dentro il Millennium Stadium. Così: «Non c’è stato nessun diverbio, nè tantomeno atti fisici che riguardino me o qualcun altro. L’intervallo tra il primo e il secondo tempo della finale è stato un intervallo come tanti altri dove, lo ripeto, nulla è accaduto». E si è sempre lì: a 44 giorni fa.