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 2017  luglio 16 Domenica calendario

LIBRO IN GOCCE NUMERO 142 (La donna di Einstein) Vedi Biblioteca in scheda: manca Vedi Database in scheda: manca LA «PICCOLA DOLLIE» DEL GIOVANE EINSTEIN Politecnico

LIBRO IN GOCCE NUMERO 142 (La donna di Einstein)
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LA «PICCOLA DOLLIE» DEL GIOVANE EINSTEIN
Politecnico. Mileva Maric fu la quinta studentessa ad essere ammessa al corso quadriennale del Politecnico di Zurigo tenuto dal professor Heinrich Martin Weber. Tra i suoi compagni, Albert Einstein.
Zoppe. Le donne zoppe come Mileva Maric, in Serbia, non erano ritenute idonee al matrimonio.
Bambolina. Einstein, solito chiamare Mileva «mia piccola Dollie», da Doxerl, bambolina. Lei a lui: «Johnnie», diminutivo di Jonzerl.
Brevetti. Einstein, appena laureato, non riusciva a trovare lavoro e ricevette una sfilza di rifiuti dalle Università cui si era proposto. Finché un giorno Marcel Grossmann, suo compagno di corso, gli propose di andare a lavorare all’Ufficio Brevetti di Berna.
Como. Mileva, che rimase incinta di Einstein dopo una fuga d’amore sul lago di Como.
Suocera. Venuta a conoscenza della gravidanza, la madre di Einstein scrisse una lettera furiosa ai genitori di Mileva definendola una «sgualdrina».
Lieserl. «Dollie, al momento proprio non posso venire a Ka?. Non perché non voglia conoscere la nostra Lieserl, ma per un’ottima ragione, che mi auguro comprenderai. L’impiego all’Ufficio brevetti di Berna è arrivato, come aveva promesso il signor Grossmann, e comincerà a giorni. Pertanto, al momento viaggiare è fuori questione. Però siamo stati separati troppo a lungo. Ti scongiuro, vieni in Svizzera! Magari non proprio a Berna, dove la gente chiacchiererebbe; magari a Zurigo, in modo che ci possiamo vedere con maggiore facilità. E vieni da sola. Vieni senza la piccola. Almeno per i prossimi mesi, finché non riusciremo a organizzare le nozze qui a Berna. So che può suonare strano, quindi lascia che mi spieghi. Sai quanto sono rigidi gli svizzeri, è cosa nota. Ora, nella candidatura a questo impiego, appena sei mesi fa, mi ero registrato come celibe. Se arrivassi a Berna con una moglie e una bambina al seguito, sarebbe evidente che la piccola è nata illegittima, fatto che di sicuro metterebbe a rischio il mio nuovo lavoro. Lo capisci, vero? Forse è possibile scovare qualche altro modo per far venire la bimba a stare con noi in futuro. Chiedi a tuo padre, è un uomo pieno di esperienza, magari troverà una via... (lettera di Einstein a Mileva dopo la nascita della piccola Lieserl, che morirà di scarlattina qualche mese dopo, nel 1903, senza aver mai visto il padre).
Dietro. Una volta raggiunta la fama, Einstein pretese che Mileva camminasse sempre dietro di lui, e mai al suo fianco.
Condizioni. Einstein e Mileva ebbero due figli e restarono insieme fino al 1914, nonostante lui l’avesse già tradita con la cugina Elsa. La storia finì definitivamente quando si presentò con un elenco di norme comportamentali per la moglie. Tra queste, Mileva doveva: sbrigare le faccende domestiche per lui (il bucato, i pasti da servirgli in camera, la pulizia della sua stanza da letto e dello studio); rinunciare a qualunque interazione con lui; rimettere alla sua approvazione ogni sua affermazione, soprattutto in presenza dei bambini; evitare qualunque tipo di intimità fisica.
Forza. «Un corpo permane nel suo stato di quiete, o di moto rettilineo uniforme, a meno che non intervenga una forza esterna a costringerlo a mutare tale stato. Trovo che questa prima legge del moto, bellissima e profonda, sia un’enunciazione elegante di una delle verità divine scoperte dall’uomo. Da fanciulla pensavo che il principio si applicasse unicamente ai corpi inanimati; soltanto più tardi ho compreso che anche le persone agiscono in sua conformità. Il percorso che avevo intrapreso durante l’infanzia (matematica, scienziata, solitaria) ha continuato a snodarsi in linea retta finché non è intervenuta una forza esterna. Albert è stata quella forza». (Mileva Maric).


 
 Giorgio Dell’Arti, Domenicale – Il Sole 24 Ore 16/7/2017