La Stampa, 15 luglio 2017
Intervista a Jackie Stewart: «Altro che il calcio. La Formula 1 non è mai stata così bella»
C’erano una volta due piloti di Formula 1 che duellarono in testa per tutta una gara. «Silverstone 1969, la più bella corsa della mia vita: io contro Jochen Rindt». Jackie Stewart, 78 anni, passeggia nel paddock e racconta. Scozzese, è il più anziano campione del mondo ancora in vita e continua a frequentare gli autodromi come testimonial dei principali sponsor. Da ragazzo conobbe Farina e Ascari, mentre adesso chiacchiera con i baby fenomeni dei motori ibridi. Nessuno meglio di lui può fare un confronto tra passato e presente, passando da un nostalgico «ai miei tempi» alla F1 «più bella di sempre, quella attuale».
Torniamo al ‘69: chi arrivò primo?
«Dopo 32 scambi di posizione in testa, Jochen ebbe un problema tecnico e vinsi io».
Dieci anni prima di Villeneuve e Arnoux...
«Ma senza diretta televisiva».
I duelli di oggi a volte sono discutibili: che idea si è fatto dell’incidente tra Vettel e Hamilton in Azerbaigian?
«Vettel ha commesso un errore».
Ai suoi tempi sarebbe potuto accadere?
«Ho trascorso la mia vita a imparare come si gestisce la mente. Il problema è questo: Sebastian ha perso il controllo».
Il suo pronostico per il Mondiale?
«È un campionato apertissimo ed equilibrato. Godiamocelo».
Che cos’ha Silverstone di speciale?
«È il più grande Gp dell’anno in termini di spettatori, è il circuito in cui nel 1950 cominciò la Formula 1, è la capitale dell’industria del motorsport: qui nei dintorni ci sono le fabbriche della maggior parte dei team, un settore in cui lavorano 140 mila persone, e l’80 per cento della produzione viene esportata. Serve altro?».
Sì, un suo ricordo personale.
«Da ragazzino venivo a seguire le gare ed ero riuscito a farmi fare un autografo da Fangio, Ascari, Farina e Taruffi. Li possiedo ancora tutti quei foglietti, e quando li rivedo mi emoziono. La mia vocazione è cominciata anche così. E poi, naturalmente, qui ho avuto la fortuna di vincere un paio di volte (1969 e 1971, ndr)».
Perché ai piloti piace così tanto il tracciato?
«È una pista molto veloce, una delle più impegnative sebbene sia stata modificata negli anni. Ricordo la curva Woodcote: con la Matra Cosworth, motore da 3000 cc, la facevo con l’acceleratore premuto a oltre 250 chilometri l’ora. In tutto il campionato non c’era un tratto così».
Meglio la F1 di oggi o quella tra gli Anni Sessanta e Settanta?
«Mai stata bella come ora. In nessun altro sport si vedono cose del genere. Si pensa che il mondo del calcio sia grande, ma guardate la cura del dettaglio, le capacità tecniche o anche solo le hospitality. La Ferrari, per esempio, ha addirittura tre motorhome».
Gli organizzatori del Gran premio di Inghilterra hanno disdetto il contratto: l’ultima edizione sarà nel 2019.
«C’è un lungo periodo per riparlarne. I nuovi proprietari non possono pensare che la Formula 1 faccia a meno di Silverstone».