Corriere della Sera, 15 luglio 2017
Militari e resort, così Isis attacca il Paese di Al Sisi
Una triade del terrore. Con l’Egitto, insanguinato, nell’arco di pochi giorni, da attacchi di diverso tipo. Lo Stato Islamico ha assaltato una postazione dell’esercito nella parte nord del Sinai. Ieri, ultimo episodio di una serie, un commando ha colto di sorpresa ed assassinato 5 agenti a sud di Giza. Infine l’aggressore infiltratosi dal mare nel resort sul Mar Rosso dove ha ucciso e ferito alcune turiste, modus operandi che ha ricordato la strage di Sousse, in Tunisia. Fatto ancora più grave perché le autorità dovrebbero assicurare protezione ad un settore già compromesso dalla violenza estremista. Hurgada è stata teatro di gesti analoghi (un anno fa) mentre l’altra località, Sharm El Sheikh, è stata il punto di partenza per il dramma del jet russo distrutto – secondo la versione accreditata – da una bomba nella stiva.
Ma avversari del regime non sono tutti uguali. Gli insorti del Califfo sono specializzati in operazioni di guerriglia ed hanno imposto la loro presenza in numerosi punti della penisola. Tattica mescolata a quella del terrore puro come testimoniano le bombe contro i copti. Il gruppo Hasam si è dato all’eliminazione di uomini in divisa. Il risultato è un quadro instabile, con i mujaheddin abili nello sfruttare il territorio immenso, la rabbia sociale e gli appoggi dei dissidenti. E non bastano certo le armi acquistate in quantità dal generale Al Sisi per risolvere i guai.