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 2017  luglio 15 Sabato calendario

Gli Evangelici tornano dopo anni nello Studio Ovale, con Donald Trump

Washington – La foto e’ di quelle eloquenti. Il presidente americano Donald Trump e’ di spalle, ma la chioma fulva e’ inconfondibile. Su di lui le mani di pastori e ministri di culto evangelici che pregano con fervore nello studio ovale, impartendo una benedizione. I capi sono chini, gli occhi chiusi. L’impatto emotivo e’ dato soprattutto dall’apparente estemporaneita’, una naturalezza che rende ancora piu’ efficace questo scatto pubblicato su Twitter da Johnnie Moore, titolare dell’agenzia The Kairos che si occupa della comunicazione e dei rapporti con i media di diverse organizzazioni religiose statunitensi. Un incontro tra amici, lo ha definito, in cui i pastori hanno pregato “per la saggezza, per la guida e per la protezione di Dio sulla famiglia del presidente”. Questa istantanea racconta uno dei piu’ incisivi cambiamenti avvenuti nella West Wing: l’ingresso deciso e disinvolto nelle stanze del potere della destra religiosa americana che finalmente ha trovato un interlocutore disposto ad ascoltare. Tra i leader presenti, la potentissima Paula White, televangelista pentecostale della Florida. Considerata la pastora del presidente, e’ la sua personale consigliera spirituale, a capo dell’Evangelical Advisory Board della Casa Bianca. White, tre matrimoni alle spalle, qualche scandalo finanziario e migliaia di fedeli disposti a seguirla, era stata invitata da Trump a innalzare la preghiera di dedicazione durante l’insediamento dello scorso gennaio, diventando cosi’ la prima donna nella storia ad avere un tale onore.
Certo, anche il presidente Obama incontrava leader religiosi e ministri di culto regolarmente. Con Trump, pero’, l’asse si sposta decisamente a destra. La stragrande maggioranza degli evangelici bianchi (oltre l’80%) ha votato per lui alle scorse elezioni e l’indice di gradimento resta altissimo e superiore alla media nazionale in questa specifica fascia di popolazione. Dopo George W. Bush, Trump e’ sicuramente stato il piu’ bravo a giocare la cosiddetta “God card”, la carta di Dio. Non c’e’ scandalo che regga, non c’e’ gaffe grossolana o bugia comprovata che ne scalfisca la fiducia. Gli evangelici – soprattutto quelli del Sud – adorano il “loro” campione. Qualcuno lo aveva definito un “matrimonio di convenienza”, ma la storia sta dimostrando che c’e’ molto di piu’. C’e’ la speranza di dettare un’agenda politica che ha nelle primissime righe restrizioni su aborto e diritti civili per la comunita’ Lgbtq, ma anche istruzione e liberta’ religiosa. Quest’ultima ribadita da un poco piu’ che simbolico ordine esecutivo gia’ lo scorso maggio. Nessuno avrebbe mai pensato che il mondo evangelico avrebbe trovato il suo eroe in un imprenditore eccentrico e tracotante, convinto di poter “afferrare per i genitali qualunque donna”, forte del proprio status di celebrita’. Eppure, dopo essere stata messa nell’angolo dall’amministrazione Obama, l’ala piu’ conservatrice dell’universo protestante, scorge in Donald Trump il mezzo per tornare ad essere rilevante nella storia della nazione.
Ronald Reagan aveva la sua Destra Religiosa, arroccata sulle antenne della Tv “Praise the Lord”. George W. Bush, dopo una gioventu’ di alcol e peccato, aveva ritrovato la retta via grazie a Bill Graham, pastore pentecostale. Donald Trump e’ amato dagli evangelici, ma soprattutto dagli evangelici di un certo tipo: quelli del “pensiero positivo” e del “Vangelo della prosperita’”. Ultime declinazioni in ordine di tempo del vecchio credo postcalvinista per cui – lo scriveva gia’ Max Weber un centinaio di anni fa – chi vuol trionfare nella vita e’ bene che faccia due cose. La prima: ricordarsi che i soldi accumulati sono il segno del favore dell’Altissimo. La seconda: fare di tutto perche’ l’Altissimo ti dia un segno abbondante del suo favore. Fare soldi per fare i soldi, insomma, e in questo modo costringere Dio ad ammettere che sei tu il suo Eletto. Chi ci riesce e’ quasi un Messia. Per avere successo bisogna saper pensare positivo, molto positivo. Come Paula White, predicatrice chiamata a parlare dalla scalinata del Congresso lo scorso 20 gennaio, il giorno che Donald giuro’. Persona abbastanza controversa, perche’ si dice abbia il vezzo di chiedere donazioni da 230 dollari a volta: il miglior modo per assicurarsi abbondanza e sostegno divino. La White non e’ l’unica portatrice di questo Verbo dell’ottimismo. Joel Osteen ha ripreso al meglio l’eredita’ della “Praise the Lord” e va in televisione collezionando audience di 7 milioni di persone a puntata: un pubblico di riferimento non vasto, ma fedelissimo. Lo sa Creflo Augustus Dollar: un nome che sa di sesterzi e di aurei da non restituire a Cesare, perche’ te li ha dati Dio. Ha 30.000 persone che ascoltano i suoi sermoni ad Atlanta. Lui ci va in Rolls Royce e esorta le sue pecorelle: “Arricchitevi, verra’ il giorno del Giudizio Universale”.
Messianesimo e conto in banca: Trump li ha fatti suoi gia’ da giovane. A New York, dove e’ cresciuto, prendeva parte alle sedute di risveglio spirituale in cui sermoneggiava Norman Vincent Peale, di cui era seguace convinto. Fu proprio Peale a celebrare il suo primo matrimonio, primo di una lunga serie. Si’, perche’ il Presidente riesce ancora a risultare amatissimo nonostante qualche pecca collaterale: e’ sposato e risposato e poi sposato ancora, e certe sue frasi fanno a pugni con il “non desiderare la donna d’altri”. Quanto poi al non rendere falsa testimonianza, ci sono milioni di suoi concittadini che attendono gli esiti del Russiagate. Ma anche Salomone, si legge in quel testo fondamentale che e’ il Libro dei Re, si perse dietro donne avvezze alle arti magiche e contrasse matrimonio impuro con la Regina di Saba, che abitava in mezzo agli arabi. Lui che era saggio e veritiero. Nel suo primo viaggio all’estero Trump si e’ rivolto per prima cosa ai discendenti di Saba, poi a quelli di Salomone ed infine, ma solo infine, all’erede dell’Apostolo Pietro. Cosi’ facendo ha plasmato tanta parte di quella che sara’ la sua prossima politica estera, ma soprattutto ha mandato un messaggio al suo elettorato di riferimento: non e’ vero che il Presidente improvvisi. Bibbia e 110 miliardi di armi ai sauditi: gli evangelici hanno mostrato di gradire, soprattutto la parte del viaggio in cui e’ stata promessa eterna fedelta’ alla causa d’Israele e chiesto alla nazione araba di insorgere contro il terrorismo sponsorizzato dall’Iran.
Messianesimo e conto in banca: Trump li ha fatti suoi gia’ da giovane. A New York, dove e’ cresciuto, prendeva parte alle sedute di risveglio spirituale in cui sermoneggiava Norman Vincent Peale, di cui era seguace convinto. Fu proprio Peale a celebrare il suo primo matrimonio, primo di una lunga serie. Si’, perche’ il Presidente riesce ancora a risultare amatissimo nonostante qualche pecca collaterale: e’ sposato e risposato e poi sposato ancora, e certe sue frasi fanno a pugni con il “non desiderare la donna d’altri”. Quanto poi al non rendere falsa testimonianza, ci sono milioni di suoi concittadini che attendono gli esiti del Russiagate. Ma anche Salomone, si legge in quel testo fondamentale che e’ il Libro dei Re, si perse dietro donne avvezze alle arti magiche e contrasse matrimonio impuro con la Regina di Saba, che abitava in mezzo agli arabi. Lui che era saggio e veritiero. Nel suo primo viaggio all’estero Trump si e’ rivolto per prima cosa ai discendenti di Saba, poi a quelli di Salomone ed infine, ma solo infine, all’erede dell’Apostolo Pietro. Cosi’ facendo ha plasmato tanta parte di quella che sara’ la sua prossima politica estera, ma soprattutto ha mandato un messaggio al suo elettorato di riferimento: non e’ vero che il Presidente improvvisi. Bibbia e 110 miliardi di armi ai sauditi: gli evangelici hanno mostrato di gradire, soprattutto la parte del viaggio in cui e’ stata promessa eterna fedelta’ alla causa d’Israele e chiesto alla nazione araba di insorgere contro il terrorismo sponsorizzato dall’Iran.