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 2017  luglio 14 Venerdì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - L’ATTACCO ALLA SPIANATA DELLE MOSCHEELA REPUBBLICA.IT Attentato a Gerusalemme vecchia, morti due militari israeliani

APPUNTI PER GAZZETTA - L’ATTACCO ALLA SPIANATA DELLE MOSCHEE

LA REPUBBLICA.IT
Attentato a Gerusalemme vecchia, morti due militari israeliani. Uccisi i tre assalitori Forze israeliane nella Città vecchia di Gerusalemme poco dopo l’attentato (afp)

L’assalto alle 7 del mattino nella spianata delle moschee. In tre hanno aperto il fuoco su un gruppo di soldati in divisa, due dei quali sono morti in ospedale. Uccisi i tre attentatori. Hamas e Jihad esultano: "Benedetta azione di martirio". Il presidente palestinese Abu Mazen, al telefono con Netanyahu, condanna l’agguato. Vietate le preghiere del venerdì al Monte del Tempio, tensioni: fermato il Gran Mufti

14 luglio 2017 Agguato stamane nella Spianata delle moschee nella Città Vecchia di Gerusalemme. Due militari israeliani, entrambi di 25 anni, sono stati uccisi e un terzo ferito da un commando armato di tre persone che ha aperto il fuoco a bruciapelo. I tre sono stati a loro volta uccisi dalle forze di sicurezza israeliane mentre tentavano la fuga. Non è chiaro come le armi, due fucili e una pistola ritrovate sui corpi degli aggressori, siano state trafugate all’interno della Spianata. Area che è stata subito chiusa e per la prima volta da anni sono state vietate le preghiere musulmane del venerdì.

Poche ore dopo, l’attacco è stato esaltato da Hamas e dalla Jihad islamica, che tuttavia non ne rivendicano la paternità.  Abdel Latif Qanou (Hamas) ha detto alla stampa che "la benedetta operazione di martirio mette in evidenza la determinazione del nostro popolo a resistere alla brutale occupazione" e che essa è anche "una conseguenza naturale di una serie di crimini" attribuiti dai palestinesi ad Israele. In un successivo colloquio telefonico con Netanyahu, il presidente palestinese Abu Mazen, ha viceversa duramente condannato l’attacco.
Secondo la ricostruzione della polizia, riferiscono i media israeliani, i tre aggressori hanno fatto irruzione dalla Spianata delle Moschee armati di fucili Carl Gustav di fabbricazione artigianale e di una pistola. Quando sono arrivati vicino alla Porta dei Leoni, hanno visto i poliziotti israeliani e hanno aperto il fuoco. Gli aggressori sono poi fuggiti nuovamente verso la Spianata delle Moschee, inseguiti dalle forze dell’ordine che li hanno uccisi.

I tre aggressori sarebbero originari della città israelo-palestinese di Umm el-Fahem, nel nord del paese. Alcuni siti riportano l’immagine scattata stamane nella Spianata delle Moschee da uno degli attentatori accompagnata da un testo che sembra preludere alla sua decisione di immolarsi. Ad Um el-Fahem, secondo fonti locali, la polizia sta ispezionando la casa di uno di loro.

L’attacco, avvenuto attorno alle sette del mattino ora locale, coinvolge l’area più sensibile della città santa, chiamata dai musulmani Spianata delle Moschee e dagli ebrei Monte del Tempio.

Terzo luogo più santo dell’Islam, dopo la Mecca e la Medina , oggi vi sorgono la Moschea di al Aqsa e la Cupola delle rocce. Ma in quello stesso luogo sorgeva in passato il tempio biblico degli ebrei, di cui rimane ora solo il Muro del pianto alla base dell’altura.

"Lo status quo sul Monte del Tempio" (Spianata delle Moschee in arabo, ndr) sarà "mantenuto" ha dichiarato dopo l’attacco il premier Benyamin Netanyahu riferendosi alle intese anche internazionali per la gestione del luogo sacro ad ebrei e musulmani che, sulla Spianata, consentono ai musulmani diritto esclusivo di preghiera. Però  "è stata decisa la chiusura per motivi di sicurezza - ha spiegato il premier presiedendo una riunione di emergenza -  Saranno condotte ricerche per assicurarsi che non ci siano altre armi sul Monte del Tempio". Ma il divieto d’accesso alla Spianata ha causato forti tensioni con la comunità musulmana, anche perchè il muftì di Gerusalemme, Mohammad Hussein, massima autorità religiosa musulmana nella Città Santa, alla notizia delle chiusura si è recato con altri palestinesi vicino la Porta dei Leoni, una delle porte di ingresso alla Città Vecchia di Gerusalemme, per protestare contro gli israeliani ed esortanto i suoi seguaci a scendere in piazza. Secondo quanto riferito da suo figlio, sarebbe stato fermato dai militari israeliani e interrogato dalla polizia.

A partire da settembre 2015, blitz palestinesi hanno ucciso 43 israeliani, due turisti americani e un  britannico. Nello stesso periodo, le forze israeliane hanno ucciso 254 palestinesi, la maggior parte dei quali definiti da Israele terroristi pronti ad attaccare.

LASTAMPA.IT

Alba di terrore alla Porta dei Leoni, uno degli ingressi a Gerusalemme vecchia. Almeno due palestinesi armati con mitragliette e pistole hanno assalito un gruppo di agenti israeliani vicino alla sinagoga. Colpiti tre poliziotti, due morti dopo essere stati feriti gravemente. Le forze di sicurezza hanno sparato e ucciso due assalitori.  Non è ancora chiaro il numero di terroristi coinvolti. Alcune fonti dicono due, altre tre. Uno di loro sarebbe stato disarmato. Secondo testimoni citati dai media locali c’è stato “un conflitto a fuoco”.  Da quando nell’ottobre 2015 è scoppiata la cosiddetta “Intifada dei coltelli” sono oltre 40 gli israeliani rimasti uccisi in attacchi di questo tipo. 

Le armi usate 

Una foto pubblicata sul sito israeliano Israel Breaking, mostra le armi degli assalitori: una mitraglietta e due pistole automatiche, a prima vista di produzione artigianale. In Cisgiordania sono state scoperte negli ultimi due anni molte officine che producevano armi artigianali. Gli assalitori sarebbero quindi tre, tutti con armi da fuoco. 

La rivendicazione  

Radio Kol Israel ha riportato che Hamas ha rivendicato l’attacco via Twitter. I terroristi avrebbero agito “per punire chi rende impura la Spianata delle moschee”. Hamas ha rivendicato la maggior parte degli attacchi negli ultimi due anni. Il governo israeliano ha chiuso tutta l’aerea e ha detto che oggi non si terrà la preghiera del venerdì, la più importante per i musulmani che considerano la Cupola della Roccia e la moschea di Al-Aqsa, il terzo luogo santo dell’Islam, dopo la Mecca e Medina. 

Gli attentatori  

Uno dei terroristi è stato identificato come un cittadino arabo-israeliano residente nella città di Umm al-Fahm. In Israele ci sono cira 1,7 milioni di arabi con cittadinanza israeliana che si possono muove liberamente sul territorio a differenza dei palestinesi. 


CORRIERE.IT

Il venerdì dovrebbe essere un giorno di preghiera. I musulmani attraversano le porte della Città Vecchia, quella dei Leoni immette sulla Via Dolorosa, le pietre percorse da Gesù dalla prigione alla crocifissione. I tre attentatori camminano verso la Spianata delle Moschee, forse all’inizio pensano di confondersi tra i fedeli, individuano un gruppo di poliziotti israeliani, li attaccano con pistole automatiche e coltelli.

I militari li inseguono fin dentro quello che è il terzo luogo più sacro per l’islam, il Monte del Tempio per gli ebrei, di certo il luogo potenzialmente più esplosivo di tutta Gerusalemme. È probabile che i terroristi l’abbiano scelto per questo motivo, il video degli agenti che marciano tra le moschee per eliminare gli assalitori è già virale sui social media arabi, l’obiettivo — oltre a uccidere: due agenti sono morti e uno è rimasto ferito — era scatenare la reazioni dei musulmani contro Israele.

I tre estremisti verrebbero dalla stessa famiglia di Umm al Fahm, nel nord del Paese, sarebbero arabi-israeliani, cittadini a tutti gli effetti. Come nell’attentato contro un bar di Tel Aviv — primo gennaio 2016, due morti — spiegherebbe perché fossero in possesso di armi sofisticate. Allora il terrorista era originario di Wadi Ara, stessa zona abitata in maggioranza da arabi, dove pistole e fucili automatici sono smerciati dalla criminalità organizzata.

La polizia ha chiuso l’accesso alla Città Vecchia e vietato la preghiera del venerdì alla moschea Al Aqsa, è la prima volta in quattordici anni, dai tempi violenti della Seconda Intifada. Le porte della Spianata erano state sprangate per un giorno nel 2014 quando un palestinese aveva ferito il rabbino Yehuda Glick, tra i leader dei gruppi radicali che premono sul governo perché permetta agli ebrei di tornare a recitare i salmi sul Monte del Tempio. Le regole sono ancora quelle fissate cinquant’anni fa da Moshe Dayan dopo la cattura della Città Vecchia nella guerra dei Sei Giorni. Decise di lasciare l’amministrazione della Spianata al Waqf, organismo religioso islamico, e definì le norme dello «status quo»: gli ebrei possono visitare l’area ma non pregarvi, Israele è responsabile per la sicurezza della struttura.

Gli analisti israeliani adesso temono le reazioni dei palestinesi e dei musulmani nel resto del mondo. Sottolineano quanto sia importante il ruolo del presidente Abu Mazen nel calmare la situazione. Benjamin Netanyahu, il premier israeliano, deve invece controllare i ministri più oltranzisti che già chiedono di aprire il Monte del Tempio agli ebrei come risposta all’attentato.