Corriere della Sera, 14 luglio 2017
Trema la dinastia del Pakistan (L’accusa? Un carattere tipografico)
Maryam Nawaz non fa mistero di voler diventare la seconda premier donna nella storia del Pakistan. Ma dopo essersi presentata per anni come erede politica del padre – l’attuale (e per la terza volta) premier Nawaz Sharif – potrebbe vedere i suoi sogni andare in frantumi a causa dello scandalo dei Panama Papers, che da un anno ha coinvolto la sua famiglia. Così Maryam ha presentato un documento, datato 2006, che la scagionava. Ma il diavolo è nei dettagli: il carattere usato nel documento è il Calibri, cioè un «font» entrato in commercio solo nel 2007. Dunque adesso la figlia del premier è accusata di aver falsificato le prove: un crimine. Mentre l’America ha il suo «Russiagate», il Pakistan scopre il «Fontgate».
Il caso è iniziato con le rivelazioni su compagnie e conti offshore di personaggi politici di tutto il mondo. Tra questi ci sono anche gli Sharif. Non viene nominato il premier in sé ma i suoi figli, legati ad aziende usate per acquistare proprietà all’estero, inclusi quattro lussuosi appartamenti a Londra. L’opposizione accusa Nawaz Sharif di aver usato denaro sporco o frutto di evasione fiscale e chiede le sue dimissioni, ma lui rifiuta e ribatte che è tutta una manovra politica. La Corte Suprema ha incaricato un team di investigatori, tra cui membri dell’intelligence e dell’esercito, di esaminare le accuse. Una delle questioni chiave consiste nello stabilire chi sia il proprietario effettivo delle compagnie offshore: dai documenti pare trattarsi di Maryam, ma lei dice d’essere solo l’amministratrice; il proprietario sarebbe uno dei suoi fratelli (che non ha aspirazioni politiche). La figlia di Sharif ha presentato l’ormai famigerato contratto di affidamento fiduciario firmato da entrambi, datato 2006, in Calibri. Non è la prima volta che questo font smaschera dei falsificatori: l’inventore, l’olandese Lucas de Groot, è stato chiamato a testimoniare in decine di casi di frode; ha spiegato che nel 2006 c’era già una versione beta del Calibri, ma girava solo tra addetti ai lavori, ed è perciò improbabile che Maryam l’avesse in dotazione. Sarà la Corte Suprema a decidere la prossima settimana sul caso, che potrebbe far cadere il governo e far finire premier e figli in prigione.
Alcuni attivisti, inclusa la rispettata Asma Jahangir, dicono che dietro alle accuse agli Sharif ci sia l’esercito, intenzionato a ridimensionare l’esecutivo: forse è vero, ma la corruzione fa parte da sempre della storia delle dinastie politiche pachistane salite al potere tra un golpe militare e l’altro. Già nel 1999, rovesciato dal generale Musharraf, Nawaz Sharif fu condannato per corruzione e altre accuse; poi grazie all’intercessione del re saudita tutta la famiglia, inclusa Maryam, fu esiliata in Arabia, per poi ritornare sette anni dopo e riprendere il potere con il benestare della magistratura. La stessa Benazir Bhutto, prima premier donna negli anni Novanta e modello dichiarato di Maryam, fu condannata per corruzione: suo marito era chiamato Mr 10% per le mazzette che prendeva.
Non è detto che sia la fine della carriera politica di Maryam. Ma certo il «Fontgate» (insieme alla rivalità del cugino Hamza) rischia di rallentare la sua ascesa. Ormai ha 43 anni: Benazir alla sua età era già stata eletta premier per la seconda volta.