ItaliaOggi, 13 luglio 2017
Diritto & Rovescio
I manifestanti non erano i 3 milioni che i media italiani dicono, ancor oggi, che la Cgil, ai tempi di Cofferati, abbia stipato al Circo Massimo di Roma dove, conti alla mano, ci stanno, stipate, al massimo, 200 mila persone. Erano, sempre conti alla mano, 260 mila. La stampa turca, anche se decimata dagli arresti, è evidentemente più seria nel dare le cifre. La loro era la manifestazione conclusiva della grande marcia da Ankara a Istanbul, lungo la strada statale D100. Lo slogan era: «Abbiamo marciato per difendere i diritti delle vittime e contro l’incarcerazione arbitraria dei giudici e dei giornalisti». L’esplicito accusato è il presidente turco Recip Erdogan, l’uomo che, dopo aver imbavagliato il suo Paese, adesso rischia di strozzarlo. La folla turca pacifica, giovane, moderna, democratica è un elemento di speranza. Per tutti. Anche per noi. Questa sì che è una primavera araba che funziona. Non quella farlocca incentivata da Obama con il successivo e rovinoso capitombolo. Anche se la Turchia non è araba ma solo musulmana.