Il Messaggero, 13 luglio 2017
Quentin Tarantino porta Charles Manson in tribunale
Prendete Quentin Tarantino, il regista più innovativo e sovversivo degli ultimi anni, uno che minaccia un giorno sì e l’altro pure di appendere la cinepresa al chiodo. Aggiungete il criminale più efferato e foscamente carismatico della storia recente, Charles Manson, e il brutale delitto da lui commissionato 48 anni fa alla sua setta di esaltati: l’assassinio di Sharon Tate, moglie incinta di Polanski, e di tre suoi amici. Mescolate il tutto alla luce di un cast stellare che schiera Brad Pitt, Samuel L. Jackson, Margot Robbie, Jennifer Lawrence e avrete il progetto cinematografico più sulfureo e più atteso delle ultime stagioni: il film di Tarantino dedicato proprio a Manson che si considerava la reincarnazione tanto di Satana quanto di Gesù Cristo e l’8 agosto 1969 ordinò ai suoi scellerati seguaci di penetrare nella villa di Polanski sulle alture di Hollywood per massacrare la Tate e gli altri con lei.
Sangue, violenza, il sinistro ascendente esercitato dal criminale-guru sui suoi adepti, la dipendenza psicologica e sessuale dei membri della Manson Family, e poi orge, riti esoterici, svastiche, ipnotismo, magia nera, droga: in quella vicenda da brividi, che segnò la cronaca nera di quasi 50 anni fa e in misura inedelebile la vita di Polanski, c’è quanto basta per incendiare la creatività senza freni di Tarantino.
DEBUTTO NELLA CRONACA
Presentando due anni fa il suo ultimo film, il western The Hateful Eight, omaggio a Sergio Leone musicato dal premio Oscar Ennio Morricone, il regista aveva annunciato di volersi ritirare dal cinema. In pochi gli avevano creduto. Tant’è vero che Variety e Hollywood Reporter hanno ora diffuso la notizia del suo progetto su Manson, che ha già messo in fibrillazione il mondo del cinema e verrà prodotto dagli strateghi del successo Bob e Harvey Weinstein. La sceneggiatura dovrebbe essere pronta per il Labour Day, che cade il 4 settembre. L’obiettivo è battere il primo ciak nell’estate 2018 di questo film che rappresenta la prima incursione nella cronaca del regista di Pulp Fiction.
La bionda Margot Robbie, moglie sexy di DiCaprio in Il lupo di Wall Street, poi compagna di Tarzan e quindi criminale dal look stravagante in Suicide Squad, interpreterà Sharon Tate, la bellissima attrice amata da Polanski, conosciuto sul set del film Per favore non mordermi sul collo e sposato a Londra nel 1968.
Sharon era una promessa di Hollywood, candidata al Golden Globe per la sua interpretazione in La valle delle bambole. Rimase incinta alla fine del 1968, quando aveva 24 anni e tutta la vita davanti. Ma la follia omicida di Manson, musicista velleitario frustrato dai ripetuti insuccessi e ossessionato dal desiderio di raggiungere la fama a qualunque costo, spezzò i piani dell’attrice. E devastò ulteriormente la vita di Polanski, già segnata dalla deportazione dei genitori nei campi di sterminio e destinata a non trovare pace.
PROCESSO INFINITO
Al momento del massacro, il regista si trovava a Londra per lavoro e quando tornò a Los Angeles, all’indomani del delitto, venne messo sotto processo dalla stampa: nella sua vita anticonformista, qualche bacchettone ravvisò una qualche responsabilità morale nella mattanza. Nel 1977 il regista abusò sessualmente di una minorenne, scontò il carcere prima in America poi, tanti anni dopo, nel 2010, in Svizzera rimanendo imputato in un estenuante processo che non si è ancora concluso e gli impedisce, malgrado il suo pentimento e il perdono della vittima, di rimettere piede negli Stati Uniti.
Nel 1971, Manson e i membri della Family, riconosciuti colpevoli di altri omicidi, vennero condannati alla sedia elettrica commutata in ergastolo quando la California abolì la pena capitale. Il famoso criminale, oggi 82enne, ha sostituito con una più minacciosa svastica la X che all’epoca del delitto Tate portava incisa sulla fronte. Lo sguardo folle e penetrante è quello di sempre, la sua esaltazione non conosce limiti: qualche anno fa ha scritto, senza ottenere risposta, alla rockstar Marilyn Manson che, in nome di una trasgressione a buon mercato, ha preso in prestito il suo nome. Alle giovani adepte della setta è stato dedicato il libro di Emma Cline Le ragazze. Tarantino è ora il primo regista deciso a riaccendere i riflettori sull’omicidio di Sharon Tate. Nessuno, prima di lui, aveva avuto l’idea. Tantomeno l’audacia.