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 2017  luglio 13 Giovedì calendario

In carrozza: quegli sconosciuti binari della bellezza

«Un vagone dopo l’altro, il convoglio si snoda davanti il Dente del Lupo: riapparito appena dentro il giorno, lo perde: lascia il mare, entra nel monte. La zanna riemerge sola e nera dall’indaco, coronata di furore e di spuma, a dar travaglio al pilota». Anche se non vi chiamate Carlo Emilio Gadda, non siete in Liguria e neanche negli anni Cinquanta, potete ancora vivere quelle stesse visioni ed emozioni grazie ai viaggi lenti lungo il dedalo di 11 mila chilometri di binari su cui ancora oggi viaggiano i treni a scartamento ridotto o le cui tratte abbandonate sono diventate piste ciclabili.
PAESAGGI
Anche in Italia il viaggio di vacanza in treno sta diventando una piacevole abitudine non solo per chi dell’ecosostenibilità e dell’anticonsumismo ha fatto una religione. Lo slow travel, il movimento lento, restituisce infatti il piacere del guardare quel che scorre fuori dai finestrini. E spesso si tratta di paesaggi mozzafiato. Come quelli suggeriti da Diego Vaschetto, geologo piemontese, che col suo informatissimo e coloratissimo Le più belle ferrovie secondarie italiane (Edizioni del Capricorno, 29 euro) svela alcune tratte minori di grande suggestione. Un emozionante mondo lontano dai grandi snodi ferroviari che attraversa i tipici luoghi di campagna e di collina, spesso di straordinario valore storico e ambientale. Con i treni secondari si può oltretutto fare sosta in sperdute stazioni di minuscoli paesi per scoprire reperti d’arte, chiese, piccoli musei e bellezze sconosciuti. Incontrando sugli stessi vagoni la gente vera di quei luoghi e non i turisti del mordi e fuggi per non dire dei viaggiatori ad alta velocità sempre immersi nelle letture al pc o in noiose (e fastidiose per gli altri viaggiatori) conference call telefoniche.
SORPRESE
Vaschetto propone 16 itinerari, iniziando dalla mai ultimata (le opere incompiute sono anche nel Nord!) ferrovia per il Monte Bianco che parte a Ivrea per attraversare il grandioso ambiente alpino della Valle d’Aosta lungo il corso della Dora Baltea, dove incrocia rovine romane, borghi medievali, famosissimi castelli (come quello di Pré-Saint-Didier col museo di scienze naturali). Perfino più spettacolare è la Cuneo-Nizza, in valle Roya verso Ventimiglia, una delle più complesse ferrovie di montagna esistenti al mondo, «stupefacente se si considera che il progetto è del 1880». 
Dello stesso periodo è la ferrovia Asti-Genova, cento chilometri mozzafiato dalle colline del Monferrato, ai Preappennini in provincia di Alessandria e infine, verso Genova, con le ripide pendici montuose che guardano il mare. 
Più a Ovest la Brescia-Edolo viaggia dai vigneti della Franciacorta alle vette innevate dell’Adamello, passando per i piccoli borghi del lago d’Iseo e le montagne della Valcamonica. 
Ogni stazione merita una tappa: culturale se vi incuriosiscono le antichissime incisioni rupestri, più prosaica se amate gli ottimi vini di Berlucchi, Barone Pizzini, Villa o Bellavista (solo per fare qualche nome).
STORIA
Scendiamo verso Sud sulle carrozze della Porrettana, la prima linea già nel 1864 a bucare gli Appennini e l’unica a collegare per circa 60 anni Bologna a Firenze. Quindi- da Aulla a Lucca l’attraversamento della Lunigiana e della Garfagnana magari sulle vecchie locomotive a vapore che le Ferrovie ancora sfruttano a scopo turistico (proprio una di queste è la 940.044 utilizzata da Benigni in La vita è bella). 
Nel centro Italia non mancano le antiche tratte ancora in attività ricche di suggestioni. La ferrovia Terni-Rieti-L’Aquila-Sulmona avrebbe dovuto collegare Firenze a Napoli passando per le montagne appenniniche. Dimenticate l’alta velocità a 300 all’ora e godetevi i 164 chilometri tra Umbria, Lazio e Abruzzo di paesaggi diversissimi tra di loro ed estremamente interessanti per natura, storia, architettura, tradizioni. Vicinissime ad alcune stazioni sono le cascate delle Marmore, l’eremo di San Venanzio, le stradine in pietra di Rocca di Fondi e l’elenco potrebbe essere lunghissimo. 
VINTAGE
Come del resto quello delle ferrovie ormai solo turistiche che grazie alla Fondazione Fs stanno tornando a nuova, seppure ridotta, vita. Veri gioielli sono i treni d’epoca che nella bella stagione percorrono tracciati spesso vecchi anche di cento anni. Come quelli solo per restare nel centro Italia – della Val d’Orcia tra Asciano e Monte Antico, della ferrovia Sulmona Roccaraso Isernia, o della Spoleto-Norcia. Ma, qualunque sia il percorso scelto, il fischio del capostazione col berretto rosso in testa ci richiama all’ordine: tutti a bordo.