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 2017  luglio 13 Giovedì calendario

Terme in rosso dal 2008 a oggi. Il bilancio arriva in tribunale

MILANO «Un tempo, lavorare alle Terme di Salsomaggiore e Tabiano era come servire nel pubblico». È amaro il racconto dei sindacalisti Maurizio e Vincenzo, che da tempo seguono la parabola in discesa della partecipata di Regione Emilia Romagna, Provincia di Parma e Comune. «Precipitata negli anni Duemila, quando da ricchezza del territorio è diventata un buco». Fino al recente epilogo, con i libri finiti in Tribunale per il concordato e le pedine mosse per liquidare la società, snodo decisivo per una privatizzazione che sul territorio sperano sia un rilancio. Dietro la crisi più fattori: il ritiro del Sistema sanitario nazionale e il carattere “localistico” della società. Che non è stata in grado di catturare la «clientela benessere» e ha sostenuto costi troppo alti, mentre i ricavi calavano del 10% l’anno. Con le casse prosciugate, sono stati provati salvataggi in extremis. «Nel 2009 la Regione ha iniettato circa due milioni e mezzo, di fatto gettati nel vuoto». Cassa integrazione e tentativi di vendita finiti nel nulla. Intanto «non è stata fatta promozione, niente contatti con informatori farmaceutici e medici di base. Anziché reinventarsi, si aspettava che qualcuno arrivasse con elargizioni. Ma era chiaro che non sarebbe stato più il tempo di mungere». La Corte dei Conti è chiara: tra il 2012 e il 2015 si è accumulata una perdita di circa 15 milioni, ma le Terme sono state abbonate al rosso almeno dal 2008. Il patrimonio si è assottigliato e si è anche accumulato un debito verso il Comune per mancati pagamenti di concessioni e imposte. Con le riserve prosciugate, i libri sono finiti in Tribunale e pochi giorni fa è arrivata l’omologa del concordato. All’orizzonte c’è la privatizzazione, che nei fatti era già cominciata a metà del 2015 con l’affitto dei rami d’azienda operativi. Ma la ritirata del pubblico non è andata liscia. Se il ramo termale ha ripreso quota, quello degli hotel Valentini e Porro è andato a una società di Londra (Accentour) finita nel mirino di fornitori e lavoratori per mancati pagamenti. Le saracinesche degli alberghi si sono chiuse e da poco la società è fallita. Lasciando i dipendenti a sperare in una gestione più sana, ormai fuori dal pubblico.