la Repubblica, 13 luglio 2017
Ue, il vertice a tre delude Macron duro, Merkel media Gentiloni: passi insufficienti
TRIESTE Macron sigilla i porti francesi. Mano tesa verso i rifugiati, ma non ci sarà alcun cedimento, alcun ripensamento di Parigi sui migranti economici, quell’85 per cento che rappresenta il cuore dell’emergenza sul Mediterraneo e ormai tutta italiana. Cade nel vuoto l’ennesima invocazione d’aiuto da parte del governo Gentiloni, nonostante la generosa mediazione di Angela Merkel.
A bordo della goletta storica Palinuro, attraccata davanti a Piazza Unità d’Italia a Trieste, il trilaterale dura non più di quaranta minuti, anziché i 60 previsti (complice la mezzora di ritardo proprio del presidente francese). Sul tavolo, proprio la crisi sbarchi, prima che inizi il summit sui Balcani occidentali con i capi di Stato e i ministri di tredici paesi di quell’area. Il vertice del “direttorio” – nelle speranze di Palazzo Chigi – avrebbe dovuto portare al suggello politico della parziale apertura maturata due giorni fa a Varsavia tra i ministri della missione Frontex, primi passi verso una ridistribuzione dei flussi divenuti insostenibili per l’Italia. Ma così non è stato. «La Francia non ha sempre fatto la sua parte sui rifugiati. Ora acceleriamo: efficacia e umanità», twitta il presidente francese dopo il trilaterale con una minima ammissione di colpa. Ma la sostanza è quella che lo stesso neo presidente francese chiarisce a fine lavori al fianco dei due colleghi: «La Francia deve potere accogliere i rifugiati e i richiedenti asilo, faremo la nostra parte». Detto questo, «non possiamo accogliere uomini e donne che per motivi economici cercano di venire nei nostri Paesi: sono due realtà profondamente diverse e non ricadono nello stesso diritto e negli stessi doveri sul piano morale, non cederò allo spirito di confusione imperante». Proprio così: non cederò alla confusione imperante. Del resto, proprio ieri il Consiglio dei ministri francese ha presentato a Parigi il pacchetto di misure sull’immigrazione che poggia su due pilastri: procedure più rapide per l’asilo ma massima fermezza nel rimpatrio dei migranti economici che non hanno i requisiti per restare in Francia.
Chiusura che pesa doppiamente per l’Italia, perché arriva proprio quando sembrava che qualcosa si stesse muovendo e dopo il lavoro diplomatico del governo in ben quattro vertici solo nell’ultimo mese: Berlino, il G20 di Amburgo, Tallin, Varsavia. E infine questo di Trieste. Gentiloni, pur con tutta la diplomazia del caso, a chiusura del summit ammette che non può dirsi soddisfatto: «Ci sono i tre principali paesi dell’Euro che condividono lo stesso percorso. Questo naturalmente non risolve le aspettative dell’Italia sul tema migratorio, ci vuole un impegno comune europeo e penso che stiamo facendo dei passi in avanti, anche con la Francia. Non possiamo però dirci soddisfatti perché non accetterò mai l’idea che qualcosa sia internazionale e qualcosa italiano». L’Europa deve essere «forte e coesa». Ma coesa ad oggi non lo è. Le opposizioni colgono la palla al balzo. Matteo Salvini concorda con Macron e attacca Gentiloni, «come i predecessori è complice dell’invasione». E Luigi Di Maio da Bruxelles dove ha incontrato Frontex se la prende con Renzi: «Sugli sbarchi ci ha venduto all’Europa per 80 euro. Ora dobbiamo chiudere i porti».
L’Italia in realtà a Trieste incassa il plauso di Angela Merkel proprio sulla gestione dei flussi. Perché «affronta un grande compito: noi vogliamo essere solidali con l’Italia, che ha fatto qualcosa di fantastico per la registrazione e l’accoglienza dei migranti». Riconoscimento non scontato, dato che il nostro governo era stato più volte criticato dai partner per l’inadeguatezza dei suoi hotspot. «L’Europa non è solo economia, dobbiamo affrontare insieme tutte le sfide» è il monito della Cancelliera. Macron però resta inflessibile. I due oggi terranno un consiglio congiunto dei loro ministri a Parigi su difesa europea e terrorismo. È la locomotiva franco-tedesca.